La donna dietro Mosè
Avete mai detto arrivederci ad una persona senza sapere quando l’avreste rivista? Alcune persone evitano di prolungare gli addii perché sanno quanto tristi possano essere questi momenti.
Quando riflettiamo su un momento così difficile, quale la partenza di qualcuno che amiamo, è più facile essere sensibile a quella storia della Bibbia in cui una madre vede suo figlio (Mosè) partire, senza la garanzia di rivederlo, un giorno. Iochebed soffrì a causa di due addii durante l’educazione di suo figlio.
Al momento della prima partenza, non ci fu scelta. Sia che lasciasse il neonato in una cesta nel Nilo, il fiume più lungo del mondo, sia che venisse ucciso dal Faraone, come tutti i neonati. (Esodo 1:12-14). Tuttavia, prima di deporlo, preparò con cura la cesta “cospargendola di bitume e pece” (Esodo 2:3) rendendola così impermeabile. Lei voleva salvare il bebè dagli egiziani, ma allo stesso tempo voleva salvarlo dalle acque e dalle minacce. L’ironia vuole che la corrente del fiume spinse il neonato nelle mani degli egiziani ma, fortunatamente, tra le braccia della principessa egiziana, la sola egiziana che aveva il potere di proteggerlo piuttosto che di ucciderlo. Mosè fu salvato e dato ad una nutrice ebrea che si prese cura di lui e lo lasciò andare una volta divenuto più grande. Mosè non sapeva che Iochebed fosse la sua vera mamma!
Suo figlio tornò sano e salvo a casa.
Sfortunatamente, suo figlio non rimase a lungo a casa. Qualche anno più tardi Iochebed soffrirà per una nuova partenza, ma questa volta con un dilemma differente dal precendente. Lei, che aveva nascosto Mosè agli egiziani, fu costretta ad obbedire agli ordini dello stesso regno e darlo alla figlia del Faraone! Perchè non lo nascose nuovamente? Non so che avreste fatto voi, ma se si fosse trattato di mio figlio, l’avrei preso e lo avrei tolto dalla circolazione, molto lontano da loro.. anche se avessi dovuto gettarmi con lui nel Nilo, in un pagnere gigante. Ma cedere ai miei nemici la cosa più preziosa ai miei occhi, perché in seguito gli facciano il lavaggio del cervello, e diventi a sua volta mio nemico e nemico del mio popolo? Impossibile! Sarebbe l’ultima cosa che farei.
Questa deve essere la ragione per cui Dio scelse Iochebed e non me, per essere la madre di Mosè. Esattamente come la prima volta, quando lasciò suo figlio nel fiume della morte, lei credette che Dio poteva riportarlo sulla strada, vicino a lei. Degli anni più tardi, Iochebed credette ugualmente che il suo piccolo Mosè potessere essere lanciato nel bel mezzo di un’ inondazione (un Nilo intero) di paganesimo e di menzogne, senza che ne fosse inghiottito! Come potè avere così tanta fede?
Esattamente come la prima volta in cui Iochebed dovette staccarsi da suo figlio, preparò accuratamente la cesta, fino a che non avesse avuto la certezza che Mosè sarebbe stato pronto ad affrontare le acque. Effettivamente, per questa seconda partenza, si sforzò a preparare il carattere di Mosè, con una fede resistente ad ogni prova. Grazie a questo, Mosè potè attraversare il più grande fiume del mondo ed arrivare intatto all’altra sponda. La cultura più idolatra del pianeta non fu capace di sommergere la fede del giovane Mosè. Iochebed diede alla luce un figlio che entrò in Egitto senza che l’Egitto entrasse in lui. Per salvare suo figlio lo gettò nelle acque; per salvare la sua nazione lo gettò in Egitto.
Se oggi è difficile trovare uomini come Mosè può essere dovuto, in parte, al fatto che è difficile trovare una madre come Iochebed.
Stephan Max è teologo e giornalista. Attualmente, presenta le conferenze e dirige un ministero di volontariato per i giovani. Ciò che è oggi lo deve in parte a sua madre, Leda, una donna di fede.
Tradotto da Eleonora Ricciardo