La motivazione alla base del Natale
Ho cercato per anni; perlustrando i negozi, cercando online, chiedendo agli amici se ne avessero visto uno. Mi ero quasi arresa quando mi sono imbattuta in un negozietto su Etsy.com, ed eccolo lì: un presepe non composto interamente da personaggi dalla pelle bianca.
Da quando mi sono sposata e ho iniziato a formare la mia famiglia, volevo un presepe economico ma bello da esporre a Natale. Dopo la nascita dei miei figli, l’obiettivo era di trovarne uno che non si rompesse; e poi, all’incirca quando ho compiuto 30 anni, qualcuno mi ha fatto notare qualcosa che ha reso la ricerca del presepe perfetto quasi impossibile: Gesù non era caucasico.
Perché mi ci sono voluti così tanti anni per realizzare questo fatto ne parleremo un’altra volta, ma la verità è che Gesù era mediorientale e ci sono davvero poche probabilità che fosse il bambino biondo e con gli occhi azzurri che spesso vediamo raffigurato nell’arte occidentale. (Qui faccio anche notare che i suoi genitori, i pastori e i saggi avrebbero probabilmente avuto un aspetto simile).
È stato più o meno in quel periodo che ho avuto una rivelazione di un altro tipo, anche se correlata. Frequentavo l’ultimo anno di università, lavoravo alla Andrews University nel Michigan e stavo conoscendo persone provenienti da una moltitudine di background etnici, culturali e geografici diversi. Le storie dei miei amici e dei miei compagni di classe mi hanno dato numerosi spunti di riflessione, e uno di questi è stato quello di rafforzare la mia determinazione a trovare un presepe che comprendesse tutti. Era importante, per me come madre, che i miei figli vedessero rappresentazioni diverse nel presepe.
Dal momento in cui ho posato gli occhi sul presepe che ho trovato, sapevo che era quello che dovevo comprare. Il set era fatto di legno e ogni personaggio sembrava diverso. I toni della pelle andavano dal mio rosa pallido a varie sfumature di marrone e nero. Un angelo aveva i capelli rossi, un altro era di pelle scura e nessuno dei magi era di carnagione chiara. Oltre ai visitatori “classici” della mangiatoia, c’erano alcuni bambini piccoli, una coppia di anziani e un pastore ipovedente.
Quando ho trovato questo set il mio cuore ha sussultato e i miei occhi si sono riempiti di lacrime. Non solo perché dopo tanti anni avevo finalmente trovato esattamente quello che stavo cercando; era per quello che rappresentava quel presepe. Ogni piccolo personaggio di legno era unico, speciale a modo suo, indipendentemente dal colore della pelle, dalla professione, dall’età, dall’abilità o dal sesso. E ognuno di loro aveva un posto nella storia dell’amore redentore di Cristo.
Dopo l’arrivo del presepe, mentre i miei figli erano a scuola, ho nascosto i pezzi per tutta la casa. Quando i miei figli sono tornati a casa, hanno cominciato con entusiasmo a cercare tutti i personaggi, da Gesù bambino all’asino, e a metterli insieme in una scena gioiosa.
Anche quest’anno, questo speciale presepe è posizionato nel mio salotto ed è cresciuto di un personaggio su una sedia a rotelle. Ogni volta che vedo la scena, mi viene in mente l’amore di Cristo. Mi torna in mente che non importa chi siamo, da dove veniamo, che aspetto abbiamo, o dove ci hanno portato le nostre scelte, Gesù passerà tutto il tempo necessario a cercare ognuno di noi, assicurandosi che sappiamo che c’è e ci sarà sempre un posto per noi accanto a lui. Un posto pieno di grazia, trasformazione, amore incondizionato e senza fine. E questo, per me, è il miglior motivo per celebrare il Natale.
Di Becky St Clair, scrittrice freelance che vive in California con suo marito e i loro tre figli. Ha un’esperienza decennale nelle relazioni pubbliche per la chiesa e attualmente scrive e redige testi per varie entità ecclesiastiche in tutto il mondo.
Fonte: https://www.adventistreview.org/a-place-for-us
Traduzione: Tiziana Calà