Evidenziata la responsabilità di fronte ai casi nelle comunità, nelle scuole e nelle istituzioni della denominazione. La Chiesa avventista non tollera alcuna forma di abuso.
Si è tenuto a Columbia, nel Maryland, il summit contro gli abusi organizzato dalla Regione Nordamericana (Nad) della Chiesa avventista. “Non vogliamo nascondere la testa e comportarci come se gli abusi non accadessero”, ha affermato Ivan Williams, direttore dell’Associazione Pastorale della Nad, nel messaggio di apertura.
I due giorni di incontri sono stati pensati per offrire a pastori, insegnanti, volontari e membri di chiesa gli strumenti e le conoscenze necessarie per intervenire e porre fine agli abusi nell’ambito della loro influenza.
Al vertice, che rientra nella campagna “EndItNow” della denominazione, hanno partecipato diversi esperti: dai leader delle chiese agli amministratori, agli avvocati alle donne che hanno condiviso il loro incontro personale con l’abuso.
“Si tratta di un evento annuale con relatori e argomenti che cambiano ogni volta perché sappiamo che non basta ascoltarlo una sola volta” ha spiegato Erica Jones, dei Ministri Femminili della Nad e l’organizzatrice del summit.
Pastori locali, dirigenti, insegnanti e studenti sono stati invitati a partecipare alle presentazioni in spagnolo il 24 settembre e in inglese il 25 settembre. Inoltre, entrambe le giornate sono stati trasmesse in diretta su Facebook e YouTube, e seguite da utenti della regione e di altri Paesi, tra cui Messico, Belize, Lettonia, Estonia e Bermuda, che hanno potuto inviare le domande e scaricare le risorse.
Lo streaming dal vivo su Facebook in spagnolo ha ricevuto circa 6.500 visualizzazioni in 48 ore dalla trasmissione, con 858 reazioni, commenti e condivisioni. Lo streaming in inglese ha ricevuto 5.572 visualizzazioni in 24 ore, con 1.223 reazioni, commenti e condivisioni.
La posizione della Chiesa
La sessione di apertura del programma inglese è stata tenuta da Alex Bryant, segretario esecutivo presso la Nad, che ha delineato le politiche della denominazione sugli abusi. “La Chiesa non tollera alcuna forma di abuso, fisico, sessuale, emotivo o mentale”, ha affermato. Alla base vi è la convinzione che tutti gli esseri umani sono fatti a immagine di Dio; perciò, se maltrattiamo una persona, maltrattiamo Dio.
“Abbiamo la responsabilità voluta da Dio di lavorare per proteggere le persone vulnerabili intorno a noi. Quindi, le nostre politiche, i nostri insegnamenti, dovrebbero essere fatti in modo da proteggere gli individui più vulnerabili tra noi, come i bambini, i coniugi e le persone che subiscono abusive”, ha aggiunto Bryant.
Leggi la dichiarazione ufficiale su abuso e violenza in famiglia.
Il costo dell’inattività
Kate Ott, professoressa associata di etica sociale cristiana alla Drew Theological School e docente di teologia pratica presso la Yale Divinity School, ha parlato dell’importanza di creare confini sani, soprattutto nelle comunità di fede. È vero che le politiche e le leggi che seguiamo aiutano a rafforzare questi limiti, ma è necessario altro ancora.
“Le istituzioni religiose non sono esenti dalle leggi del Paese in cui si trovano e non devono esserlo. Ma dovremmo desiderare, in realtà, standard più elevati” ha affermato Ott “Siamo comunità di cura, fiducia, rispetto e giustizia. Dovremmo dire: ‘La legge non è sufficiente. Cos’altro possiamo fare?’”.
“Nelle comunità di fede, abbiamo la responsabilità morale e la capacità di rispondere in modo giusto ed equo” ha continuato “È in gioco l’integrità delle relazioni pastorali e delle nostre istituzioni religiose”.
Definire la responsabilità
Oltre ad essere ritenuti responsabili dalla normativa ecclesiastica, i dirigenti, gli insegnanti e i volontari che svolgono attività nelle chiese e delle scuole avventiste hanno la responsabilità legale di segnalare i casi di abuso.
“Questa responsabilità legale è obbligatoria” ha notato Krista Blakeney-Mitchell, direttore associato per il miglioramento delle risposte della giustizia penale alle aggressioni sessuali, alla violenza domestica e dei corteggiatori, e il programma di assistenza allo stalking per il Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti.
Chi svolge determinate professioni a contatto con bambini, adolescenti, ecc. ha l’obbligo di segnalare qualsiasi sospetto di abuso. Mitchell definisce questa responsabilità: informata, conoscia dei limiti, capace di offrire supporto continuo e fare la differenza.
“Sappiamo di avere una responsabilità morale, timorata di Dio, ma in aggiunta a ciò, abbiamo la responsabilità di cercare di rendere questo mondo un posto migliore”, ha affermato Mitchell.
Alcuni potrebbero trovare difficile ritenere un cristiano responsabile de determinate azioni, specialmente se è conosciuto e amato. Tuttavia, ciò non deve impedire il processo di segnalazione.
“Il nostro dovere è quello di riferire”, ha dichiarato Tony Anobile, vicepresidente della Nad “È scomodo e talvolta ci mette in disaccordo con le persone, ma preferirei farlo e sapere che ho svolto il mio lavoro, invece di guardare dall’altra parte e non fare nulla”.
In chiesa, ognuno è responsabile verso il fratello e la sorella. “Quando le comunità assumono la missione della responsabilità, il progresso è immediato”.
[Fonte: Nad. Foto: Mylon Medley] via https://news.avventisti.it/