Stringersi in spazi stretti

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Quando ci siamo trasferiti dalla nostra casa nel Maryland a un appartamento in Germania, sapevamo che ci stavamo ridimensionando, ma almeno per me (Chantal) la realtà della differenza di dimensioni era piuttosto drammatica, e piangevo per la perdita della mia grande cucina. Ora siamo felicemente sistemati e abbiamo scoperto di avere molto spazio. Abbiamo però iniziato a considerare lo spazio in modo diverso. Ci siamo resi conto che le misure sono una parte estremamente importante dell’acquisto dei mobili e che dobbiamo pianificare esattamente dove deve andare un mobile prima di comprarlo, per essere sicuri che ci stia comodamente.

È interessante notare che quando fu costruito il tabernacolo di Dio, egli sembrava avere un’idea diversa dello spazio e dell’arredamento. Ci viene detto che a Mosè furono date le misure esatte del cortile e del tabernacolo stesso, compresi gli spazi del luogo santo e del luogo santissimo. Il luogo santissimo conteneva l’arca del patto con il suo contenuto, il cui coperchio aveva i cherubini d’oro che lo sovrastavano. Qui era visibile la presenza di Dio.

Stranamente, questo luogo sembra essere stato molto stretto. Le stanghe utilizzate per trasportare l’arca erano inserite in anelli d’oro fissati all’arca. Erano lunghe. E, a quanto pare, rimasero fisse sull’arca (cfr. Esodo 25:15). Il risultato: sporgevano e spingevano contro le tende. Quando l’arca viene spostata nel nuovo tempio di Salomone, l’autore del libro di 2 Cronache menziona in modo criptico che potevano essere viste dall’interno dell’ambiente successivo del tempio (cfr. 2 Cronache 5:9). Perché questi spazi così stretti? Perché Dio non ha semplicemente progettato il luogo più santo un po’ più grande o non ha ordinato di accorciare un po’ le stanghe per il trasporto?

Il testo non ce lo dice, ma con tutti i nostri traslochi dell’anno scorso, questo dettaglio ci incuriosisce. In qualche modo sembra confortante sapere che Dio ha scelto di stringersi in spazi stretti. Dopo tutto, l’incarnazione è l’impresa strabiliante di un Dio che gli universi infiniti non possono contenere, che sceglie di limitarsi a una forma umana e di nascere come un bambino. E come essere umano, Gesù ha sperimentato tutti i luoghi stretti che sperimentiamo noi. Tutti quei momenti in cui la vita ci (co)stringe in posti stretti. Luoghi in cui spesso ci sentiamo soffocare. Gesù sa come ci si sente. Il suo grido nel giardino del Getsemani lo dimostra in maniera vivida.

Forse le stanghe dell’arca che sporgevano dalla tenda dovevano essere di conforto. Anche per coloro che non erano autorizzati a entrare nel luogo santissimo, potevano essere certi che l’arca dell’alleanza era ancora lì quando vedevano la tenda con una protuberanza. E forse si sarebbero consolati sapendo che Dio non ha scelto di “vivere” in una comoda spaziosità, ma è stato pronto e disposto a stringersi in tutti i luoghi piccoli o scomodi della nostra vita, sottendendo il fatto paradossale che quando lasciamo entrare Dio nei nostri spazi scomodi, improvvisamente c’è spazio più che sufficiente per vivere quella che Gesù chiama la vita “in abbondanza” (Giovanni 10:10).

 

 

Di Chantal J. Klingbeil e Gerald A. Klingbeil; entrambi hanno servito la chiesa avventista a livello internazionale per quasi tre decenni, come professori, conduttori televisivi, editori e direttori associati. Ora vivono vicino alla bellissima città di Amburgo, in Germania.

Fonte: https://adventistreview.org/perspectives/columnists/squeezing-into-tight-spaces/

Traduzione: Tiziana Calà

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