Amare Dio. Amare gli altri. I due più grandi comandamenti sono semplici, belli e, come spiega Paul Rubessa, “indivisibili”.
Se leggete il vangelo di Matteo, quando arrivate al capitolo 22, l’influenza del ministero terreno di Gesù sta crescendo.
È entrato nella città di Gerusalemme su un asino, con i credenti che stendevano sulla strada mantelli e rami, gridando: “Osanna al Figlio di Davide! Benedetto colui che viene nel nome del Signore! Osanna nei luoghi altissimi!”.
Ha rovesciato le tavole dei cambiamonete nel tempio.
Ha sfidato coloro che lo ascoltavano con le sue parabole, evidenziando l’ipocrisia dei capi religiosi, che iniziavano a preoccuparsi. L’attenzione si stava spostando da loro, dai loro insegnamenti, a Gesù, ai suoi insegnamenti. Il potere che per così tanto tempo avevano tenuto stretto, stava loro lentamente scivolando via; ma loro lo volevano indietro. Speravano di arrestarlo, ma erano spaventati perché sapevano che la gente lo amava.
Così hanno escogitato un altro piano, un piano per ingannare Gesù, per fuorviarlo e fargli commettere un errore, attaccando la sua credibilità. Hanno cercato delle opportunità, cogliendo al volo l’occasione quando questa si è presentata.
Mettono in dubbio la Sua autorità ma Gesù gli rigira la patata bollente, ponendo loro una domanda sul battesimo di Giovanni alla quale non possono, o più correttamente, non vogliono, rispondere.
Cercano di ingannarlo con una domanda sulle tasse: è giusto pagare le tasse a Cesare? La semplice risposta di Gesù li stupisce e loro si allontanano.
Anche i Sadducei ci provano e pongono il più improbabile enigma familiare in cui sei fratelli diversi si sposano con la moglie dei loro fratelli morti, chiedendosi chi sarà sposato con chi al momento della risurrezione. Gesù stronca il loro tranello sul nascere.
E poi arriviamo a un’altra domanda con la quale hanno cercato di ostacolarlo, un episodio che inizia in Matteo 22:34.
“I farisei, udito che egli aveva chiuso la bocca ai sadducei, si radunarono; e uno di loro, dottore della legge, gli domandò, per metterlo alla prova: Maestro, qual è, nella legge, il gran comandamento?”.
“Gesù gli disse: Ama il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente. Questo è il grande e il primo comandamento. Il secondo, simile a questo, è: Ama il tuo prossimo come te stesso. Da questi due comandamenti dipendono tutta la legge e i profeti”.
Un’ottima risposta.
Forse semplicisticamente, quando penso a “tutta la legge e ai profeti”, penso alla Bibbia, o meglio, in questo contesto sarebbe più corretto dire l’Antico Testamento. In ogni caso, è un libro imponente, con molte pagine. Ma nella risposta di Gesù, abbiamo in un certo senso il “riassunto” dell’Antico Testamento. Se dovessimo (e sono contento però che non dobbiamo) riassumere il messaggio biblico in meno di 40 parole, questo è quanto:
“Ama il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente. Questo è il grande e il primo comandamento. Il secondo, simile a questo, è: Ama il tuo prossimo come te stesso”.
Ho sentito Gary Krause, direttore della Missione Avventista a livello della nostra Chiesa mondiale, parafrasare questo concetto in modo meraviglioso. Ha infatti affermato: “La Chiesa ha solo due scopi: allargare il regno di Dio e portare beneficio al mondo”. Che obiettivo buono e semplice. Ama Dio. Ama gli altri.
Le due frasi sono nell’ordine giusto, Dio prima di tutto, ma restano entrambe importanti; inoltre, vorrei suggerire che sono così intrinsecamente connesse che i due più grandi comandamenti sono inscindibili.
Quando amiamo Dio con tutto il nostro cuore, con tutta la nostra anima e con tutta la nostra mente, quando sperimentiamo questo tipo di relazione con il Signore, è impossibile non apprezzare quanto Dio ami ogni persona, allo stesso modo, come ama noi.
Inoltre, Dio esprime una speciale preoccupazione per coloro che sono trascurati, messi a tacere, oppressi, che vivono in difficoltà; in Matteo 25, Gesù ci ha detto che abbiamo una responsabilità speciale nei confronti degli affamati, degli assetati, degli stranieri, delle persone che hanno bisogno di vestiti, degli ammalati e dei prigionieri.
Non ha detto “se hai tempo, aiuta chi ha bisogno”. Questi erano i criteri che separavano le “pecore” dalle “capre”: aiutare gli “ultimi”, secondo le parole di Gesù, equivale ad aiutare il Signore, cosa che ci mostra la sua importanza. Non credo che nessuno di noi vorrebbe intenzionalmente passare accanto a Gesù che soffre sul ciglio della strada, senza fermarsi ad aiutarlo.
Da questa prospettiva, amare gli altri fa parte dell’amare Dio. Sono due facce della stessa medaglia, due aspetti inseparabili.
E viceversa.
Quando amiamo veramente gli altri, senza vincoli, poniamo le basi per lo sviluppo della fiducia e per il rafforzamento delle nostre relazioni. A partire da queste, possiamo avere accesso al Dio dell’amore e se aiutiamo anche gli altri ad avere questa relazione, tutto diventa possibile.
Ho incontrato Mikey circa 15 mesi fa. Ero a Brisbane per alcuni lavori di ADRA e ho passato una serata di volontariato con il progetto Vital Connection ADRA. Questo progetto prevede la preparazione, il trasporto e il servire i pasti alla CBD.
Non sono sicuro di come Mikey sia stato coinvolto per la prima volta con Vital Connection, ma ne faceva parte. La settimana in cui ero lì, Mikey aveva fatto volontariato in tre giorni diversi, per circa sei ore al giorno. Era pienamente impegnato ad aiutare gli altri.
Mentre chiacchieravamo, ho scoperto che la vita di Mikey era cambiata grazie a Vital Connection. Quando si è unito non aveva una fede attiva, ma aveva domande e curiosità. Grazie all’ambiente amichevole e inclusivo che il team di ADRA era riuscito a creare e all’impegno di servire gli altri di cui era stato testimone e a cui aveva partecipato, la sua idea di fede si è trasformata in studi biblici, che l’hanno poi portato in chiesa, dove Mikey ha scelto di essere battezzato come avventista del settimo giorno.
Aiutare le persone crea dei legami. Le connessioni creano fiducia. La fiducia è la base per le conversazioni spirituali. Quando si amano le persone in modo genuino e pratico, la “finestra” su un Dio amorevole si apre con facilità.
Ecco il messaggio da trasmettere: amare Dio porta ad amare gli altri. Amare gli altri può portare gli altri ad amare Dio. L’intersezione dei due più grandi comandamenti.
Di Paul Rubessa, CEO di ADRA Australia
Fonte: https://record.adventistchurch.com/2020/03/05/the-second-greatest-commandment/
Traduzione: Tiziana Calà