Il documento “Panorama svizzero delle dipendenze 2016”, disponibile sul sito web www.addictionsuisse.ch descrive un quadro sfidante per il nostro paese:
- Una persona su quattro fuma.
- Più di una persona su cinque beve alcol troppo spesso o in quantità eccessive.
- 3% della popolazione ha fumato cannabis nel corso dell’ultimo mese.
- I problemi legati alle dipendenze causano più di 11’000 decessi e costi dell’ordine di 10 miliardi di franchi.
- Circa 100’000 bambini crescono con genitori alcolizzati
- Più di 370’000 persone sono a rischio nell’uso di internet
Ma il fenomeno delle dipendenze, sia nell’uso di sostanze, sia nei comportamenti a rischio non tocca unicamente la Svizzera: si tratta di un problema di salute globale.
Ogni persona è suscettibile di cadere nella dipendenza di una droga o di certi comportamenti.
Infatti la neurofisiologia ci mostra la tendenza del cervello umano allo stato attuale di sviluppare delle dipendenze alle droghe come la nicotina, l’alcol, la caffeina o la morfina, ma anche lo zucchero, la cattiva alimentazione, il gioco o la pornografia.
Il bisogno fisiologico verso le dipendenze
Bisogna distinguere bene tra bisogno fisiologico e dipendenza. Poiché noi tutti abbiamo bisogno di bere acqua, o di mangiare frutta, ma ci rendono dipendenti? Evidentemente no! Una dipendenza viene definita con criteri molto precisi dall’OMS:
-Tolleranza: Bisogno di aumentare la dose della sostanza o l’intensità del comportamento per ottenere lo stesso effetto
-Dipendenza: Bisogno di continuare a consumare la sostanza o di praticare il comportamento malgrado i suoi effetti negativi sulla salute fisica e mentale. All’inizio lo si usa per sentirsi meglio, ma poi si è costretti a utilizzarlo per non sentirsi male.
– Svezzamento: la mancanza di consumo o l’arresto del comportamento produce effetti molto negativi, persino violenti, sulla persona.
È evidente che l’acqua, la frutta o la pratica dell’esercizio fisico, per esempio, non rispondono ai criteri appena indicati. Minimizzare l’effetto delle dipendenze alle droghe parificandole ai bisogni fisiologici è una trappola mortale.
Gli avventisti, pionieri contro le dipendenze
Se il rischio di cadere nelle dipendenze è così grande, se i relativi effetti sono così nocivi per la salute individuale e pubblica, dovremmo aspettarci che i credenti auspichino il ripristino dell’immagine perduta di Dio nell’essere umano e il recupero della sua dignità; dovremmo vedere i cristiani occuparsi della prevenzione delle dipendenze e dell’affrancamento da esse di coloro che ne sono prigionieri. Ed è proprio questo che ha cercato di fare l’avventismo, già a partire da quando era ancora un semplice movimento.
Ben prima che la Chiesa si organizzasse nel 1863, il capitano di marina Joseph Bates e altri pionieri avventisti furono attivi combattenti contro le devastazioni dell’alcol e del tabacco. L’evangelista di origine canadese Daniel T. Bordeau (1835 – 1905), venuto in Europa dagli Stati Uniti come missionario, che battezzò il primo avventista del settimo giorno in Francia nel 1876, dichiarò: “Utilizzare il tè o il tabacco è in sé una trasgressione del decalogo.”
I pionieri avventisti consideravano che almeno due comandamenti fossero violati quando si diventa dipendenti ad una sostanza:
- Il primo: “Tu non avrai altri dèi oltre a me”, poiché la sostanza o il comportamento diventa un dio strano e tiranno che esige la priorità nella vita della persona dipendente.
- Il sesto: “Non uccidere”, poiché il consumo di sostanze dopanti rovina la salute. “Fumare uccide” sta scritto sui pacchetti di sigarette.
Per una riflessione
Come chiesa e come individui siamo chiamati a combattere il flagello delle dipendenze che causano così tanta sofferenza nel mondo, Svizzera inclusa. Ma per ben aiutare gli altri a spezzare le catene della dipendenza dobbiamo noi stessi esserne liberi.
- C’è qualche sostanza o comportamento nella mia vita che è per me prioritario e che s’interpone tra me e il Signore?
- Sono schiavo d’un dio tiranno sotto la veste di una sostanza chimica come l’alcol, la nicotina, la caffeina, lo zucchero o altro di cui non posso farne a meno?
Se è il caso, bisogna cercare dei rimedi naturali così come quelli soprannaturali di cui parleremo prossimamente. Vincere le dipendenze è possibile, sicuramente ne vale la pena, sia per sé stessi che per aiutare gli altri.
Gloria a Dio per aver accordato alla nostra chiesa, sin dall’inizio, il messaggio della prevenzione delle dipendenze. “Tolleranza zero” alle tossicodipendenze, come gli avventisti sostengono da sempre, è l’unica posizione saggia.
Dr. Roger Pamplona – Dipartimento della Salute, FSRT
L’Adventist Review publicò un numero speciale nel 2003 intitolato “Adventists and Addiction” nel quale si sottolineava che i credenti sono pure a rischio di diventare dipendenti di sostanze dopanti.
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