Davanti a me, lo schermo diventa sfocato. Mi massaggio gli occhi, di nuovo. Vorrei poter massaggiare il mio cervello.
È stata una lunga settimana, un lungo mese. Le urgenze del mio lavoro sembrano pesare così tanto in questi giorni. Mi sento abbattuto, stanco, persino frustrato. Di solito il mio lavoro mi piace, ma la sua natura implacabile mi sta logorando.
Domani è sabato. In questo momento, nel tardo pomeriggio di venerdì, dovrei aspettarlo con ansia. Accoglierlo come un amico a lungo atteso, invitarlo ad avvicinarsi. Ma non è così.
La verità è che non sono pronto per il Sabato. Tornando a casa stasera so che farò fatica a rilassarmi. Gli eventi della settimana vorticheranno ancora nel mio cervello. Non riuscirò a concentrarmi e cercherò di nuovo un po’ di svago per non pensare a tutto questo. Mi sentirò troppo distratto per pregare.
Domani non sarà molto diverso. Mi alzerò al mattino ancora agitato, felice di potermi lasciare alle spalle il lavoro per oggi, ma preoccupato per la prospettiva di affrontare la mia famiglia di chiesa. So di non essere in grado di soddisfare le aspettative non scritte che, per mia stessa ammissione, ho riposto in me per appartenere a questo luogo. Non sono adatto a far parte di questa famiglia. Faccio un pessimo lavoro nel “rispettare” il Sabato.
Ma, con una smorfia, affronto comunque la giornata.
Lungo la strada, accadono alcune cose…
- Mia figlia si affretta a prepararsi. La guardo saltare fuori dall’auto per incontrare i suoi amici. La vedo affrettarsi per arrivare alla Scuola del Sabato, per evitare di arrivare in ritardo e perdere qualcosa. Il mio cuore ha un sussulto e mi sfugge una silenziosa preghiera di gratitudine.
- Un amico mi saluta calorosamente e mi chiede come stanno andando le cose. Sono piccole attenzioni, mi fanno piacere. Il suo interesse nei miei confronti riaccende una piccola scintilla dentro di me.
- Devo condurre la lezione della Scuola del Sabato. Mi sono preparato, anche se non mi sento poi così pronto. Sono solo un impostore. Ma vedo l’interesse negli occhi delle persone, il desiderio di Dio e riscopro la presenza di quello stesso desiderio nel mio cuore. I pensieri che condivido sembrano colpire il gruppo presente. La scintilla si accende del tutto.
- Mi siedo per il servizio di culto e non ho davanti a me lo schermo di un computer. Niente agenda o impegni quotidiani, niente appuntamenti, niente e-mail. L’illuminazione è soffusa. Resto colpito da un nuovo canto che non avevo mai sentito prima. Rido dei commenti dei bambini durante il messaggio dedicato a loro. Il predicatore legge un brano ed esprime una nuova prospettiva che mi occupa la mente.
- Chiacchiero con alcuni amici durante una passeggiata pomeridiana. Condividiamo storie, discutiamo delle sfide del nostro lavoro e della crescita dei figli. Riflettiamo sulla sfida sempre presente di mantenere viva la fede nel mondo reale.
E così, non sempre nello stesso modo o nello stesso ordine, esco dal Sabato diverso da come vi ero entrato.
Un giorno finalmente ho capito. Io non rispetto il Sabato. Ci ho provato per 40 anni, con scarsissimi risultati.
È il Sabato che rispetta me!
In questa stagione della mia vita, con le sue sfide uniche, ho bisogno del Sabato per mantenermi sul cammino verso il cielo. Le parole di Gesù nel Vangelo di Marco hanno improvvisamente senso: il Sabato è stato fatto per l’uomo, non il contrario.
Non sono un teologo, ma mi chiedo se non abbiamo interpretato male le parole di Esodo 20:8. L’accento è posto su “santificare” o su “ricordare”? C’è una nuova bellezza in queste parole: “Ricordati del giorno del riposo per santificarlo”.
Questa fase della mia vita è particolarmente difficile. Posso dire in tutta onestà di aver risolto nel mio cuore la questione dell’esistenza di Dio. Ma è tutt’altra cosa vivere una vita che lo dimostri al mondo. È un’impresa ardua. È una lotta, una sfida continua. Non mi sono ancora arreso. Cosa mi fa andare avanti? Senza dubbio ci sono molte cose, ma il Sabato è al primo posto.
La mia infanzia è stata scandita dalla regolarità del Sabato. All’inizio era mia madre a ricordarlo. La chiesa è un luogo ideale per i bambini. La Scuola del Sabato, i pranzi condivisi, i Tizzoni, gli Esploratori. La benedizione della comunità, il vivere insieme la gioia del Sabato.
I miei anni di liceo sono stati influenzati dal Sabato. Era un tale sollievo poter abbandonare il peso dello studio per un giorno. Non ero molto bravo a studiare, ma il sabato ero libero. Nessun senso di colpa! Mi dispiaceva per i miei compagni di scuola che dovevano preoccuparsi dei loro voti sette giorni alla settimana. Per me sei giorni erano più che sufficienti.
Come esseri umani, abbiamo bisogno di regolarità. La vita è un mare spietato per chi non ha l’effetto di ancoraggio di un ciclo coerente e di un attaccamento a qualcosa di più grande di noi. Dio ha provveduto a noi donandoci il Sabato e invitandoci alla benedizione che questo giorno porta con sé.
So di non essere il solo a dover affrontare le sfide che ho descritto. È molto probabile che anche voi le stiate affrontando. Lasciate andare le aspettative che avevate su di voi. Venite come siete, siate presenti, ricordatevi del settimo giorno, del Sabato.
E lasciate che questo giorno vi mantenga sul cammino verso il cielo.
Di Derek O’Hare, che scrive da Perth, WA.
Fonte: https://record.adventistchurch.com/2024/09/06/why-i-dont-keep-the-sabbath/
Traduzione: Tiziana Calà