Persona colta, storico specializzato sul Medioevo, dottore in letteratura e scienze umane. Era stato direttore della ricerca al Cnrs (Centre national de la recherche scientifique) e insegnato nella Facoltà avventista di teologia in Francia. Sostenitore della tolleranza e della pace, rifiutava ogni forma di violenza.
Jean Flori si è spento lo scorso 18 aprile, dopo aver lottato contro una grave malattia. Se mancherà la sua presenza fisica, la sua eredità spirituale rimarrà negli studenti della Facoltà avventista di teologia di Collonges, in Francia, e in tutti coloro che lo hanno conosciuto personalmente o tramite i suoi libri e articoli, afferma Adventiste Magazine.
Proveniente da una famiglia molto cattolica da parte della nonna, ma poco praticante da parte dei i suoi genitori, si confrontò molto presto con diverse correnti di pensiero (ateismo, protestantesimo, ecc.). Influenzato dalla cultura cristiana del suo tempo, tuttavia, si era sempre interrogato sulla coerenza tra i valori biblici e ciò che vedeva delle principali correnti religiose. Sostenitore della tolleranza e della pace, rifiutava tutte le forme di violenza e di guerre, grandi o piccole, che gli esseri umani compiono. La ricerca di significato e verità aveva animato tutta la sua vita.
“Un insegnante indimenticabile!” ricorda John Graz, ex direttore del Dipartimento Affari Pubblici e Libertà Religiosa presso la Chiesa avventista mondiale, ora in pensione. “Le sue lezioni erano una meraviglia […] dato che il materiale sembrava logico, documentato e strutturato come un’opera architettonica. Pochi corsi che ho frequentato in diverse università erano al suo livello. Ha rappresentato la serietà nella ricerca, nel condividere le sue conoscenze e, come un maestro, suscitava il desiderio di seguire i suoi passi. Mi ha insegnato a non cadere nella facilità, a non lesinare sul lavoro e a dare sempre il meglio di sé al servizio degli altri e di Dio che è il nostro maestro”.
Ancora studente, Jean Flori conobbe l’avventismo tramite uno dei suoi colleghi. Questi gli presentò due persone che diventarono fondamentali nella sua vita. Prima, un pastore con il quale Jean Flori iniziò a studiare la Bibbia, il libro da lui sempre considerato come “il fondamento della religione cristiana in tutte le sue forme”. Lesse anche le opere di Ellen G. White, tra cui il libro La speranza dell’uomo, sulla vita di Gesù, che lo colpì intensamente. Poi, tramite lo stesso collega incontrò una ragazza avventista, Anne-Marie, che diventò sua moglie qualche tempo dopo. Insieme hanno avuto due figli: Laurent e Pascale.
Questi due incontri e il suo eterno desiderio di comprendere la Bibbia lo spinsero ad andare nel campus di Collonges-sous-Salève, nonostante alcuni suoi interrogativi sull’avventismo.
Si iscrisse al corso di teologia pur essendo già docente di matematica alle scuole superiori. Più tardi divenne professore della Facoltà di teologia. Era un insegnante che non si piegava alla tradizione ma cercava di contrastare i difetti del tradizionalismo che considerava un “pericolo mortale”. Fu forse questa caratteristica a renderlo molto apprezzato da tutti i suoi allievi, ai quali non dava solo lezioni ma viveva la Parola con la pratica, proponendo azioni di assistenza sociale.
Molti dei suoi libri e articoli sono stati pubblicati da diversi editori, ma anche dalla Regione Intereuropea della Chiesa avventista.
Tutti ricordano Jean Flori come un uomo sincero e retto, sempre alla ricerca della verità pura e intransigente, che ha segnato la formazione teologica di un’intera generazione di pastori e della Chiesa avventista francofona.
(Fonte e foto: Adventiste Magazine) Traduzione: Notizie Avventiste