La prima volta che mi sono trovato di fronte alla morte è stato quando è morta mia nonna. Ero ancora alle elementari. Non molto tempo dopo, mio padre si è ammalato ed è morto cancro. Mio nonno Ackland è morto quando avevo solo due anni, quindi non ho alcun ricordo di lui. Tuttavia, mia nonna Paterson rimase con noi fino alla fine del 1958, anno in cui conobbi la mia futura moglie.
La prima volta che ho causato la morte di un animale, a parte qualche zanzara o mosca, è stato quando mi è stato detto di prendere una certa gallina dal nostro pollaio di famiglia e di porre fine alle sue sofferenze. Credo che mi sia stato chiesto perché uno dei miei lavori consisteva nel tagliare la legna per il fuoco di famiglia, quindi maneggiavo bene l’accetta. Dopo aver catturato la gallina, l’ho portata sulla catasta di legna. La gallina si dimenava furiosamente nella mia mano sinistra, mentre nella destra stringevo l’accetta. Il suo piccolo cervello doveva aver capito che l’accetta aveva a che fare con lei e non si sarebbe arresa senza lottare.
Questa è stata la cosa peggiore che mi sia stata detta di fare nella mia infanzia, ma avendo ricevuto l’ordine di farlo… l’ho colpita con la mia accetta. Nella frazione di secondo subito dopo, ho mollato la presa. Non avendo mai usato un’accetta per quello scopo, quello che è accaduto dopo fu un vero e proprio shock. La gallina senza testa svolazzava per tutta la catasta di legna con il sangue che schizzava ovunque, come la salsa di pomodoro su una bistecca di glutine.
Mi sono ripreso da quel trauma e, crescendo, sono diventato più consapevole della morte e delle sue infelici implicazioni.
Mia moglie aveva vissuto con i nonni durante la guerra e qualche anno dopo la fine della guerra stessa. In quel periodo era diventata molto legata a sua nonna, tanto da chiamarla mamma, oltre che a sua madre, che chiamava mami. Fu quindi con grande tristezza che accolse la notizia della morte della nonna, a pochi mesi dalla nascita del nostro primo figlio. Quanto sarebbe piaciuto a mia moglie mostrare il primogenito alla nonna, che si era presa cura di lei come se fosse sua figlia.
Eravamo così entrati nel mondo della morte, con tutte le sue conseguenze, le sue lacrime e il suo dolore. Ma anche se nella nostra umanità provavamo un dolore straziante quando qualcuno a noi caro andava al suo lungo riposo, sapevamo, come cristiani, che non rappresentava necessariamente la fine.
Sapevamo dalla Bibbia che Dio ha pianificato un tempo in cui saremo con lui, un tempo chiamato eternità. Un tempo in cui non ci saranno morte, dolore o separazione, ma solo vita vibrante, pace e sicurezza. E soprattutto, niente più peccato e niente più morte.
La morte può essere descritta in vari modi, ma quando colpisce nel presente, non ci interessano le definizioni, vogliamo solo qualcuno che ci abbracci, che condivida il nostro dolore e che ci aiuti a raccogliere i pezzi della nostra vita.
La scomparsa della mia preziosa Barbara mi ha colpito più di quanto possa dire. Di tanto in tanto mi vengono ancora le lacrime quando penso troppo a lei.
Per quanto possa sembrare insensibile, forse un po’ di dimenticanza potrebbe aiutare. L’altra cosa che può aiutare è rendersi conto che i nostri cari sono stati affidati a Dio fino al giorno della grande risurrezione, quando il Creatore della vita tornerà e chiamerà i suoi santi dalle tombe.
Così, quando qualcuno dei nostri cari chiude gli occhi per l’ultima volta, pensiamo al tempo che verrà, quando saremo di nuovo insieme. E non dimentichiamo che anche Dio ha sperimentato la morte nella sua famiglia e che tutti gli angeli sono stati messi a tacere da quel terribile evento quando il nostro Salvatore ha rinunciato alla sua vita sulla croce per tutti noi.
Di William Ackland; è in pensione a Cooranbong (NSW) e ha scritto otto libri.
Fonte: https://record.adventistchurch.com/2024/10/15/death/
Traduzione: Tiziana Calà