Fribourg. Che relazione c’è tra un’ostrica perlifera e l’abuso sessuale? Apparentemente poca, ma…
Un’ostrica, per difendersi da un granello di sabbia caduto nella sua conchiglia, che la irrita e che non riesce a eliminare, lo avvolge in una sostanza speciale che lo rende liscio, morbido e vellutato. Alla fine, ciò che era un granello di sabbia irritante diventa una splendida perla iridescente.
Sabato 23 novembre 2024, due trasformazioni simili a questa sono state raccontate a una quarantina di partecipanti al Padiglione Verde del Giardino Botanico di Friburgo.
Due membri della nostra federazione romanda, una donna e un uomo, hanno avuto il coraggio di testimoniare, con molta discrezione, degli abusi sessuali subiti durante l’infanzia e della loro resilienza successiva.
Ad accompagnarli, in questo quarto appuntamento del ciclo di conferenze “Face à…”, vi era la psicologa Christine Mouthon, anch’essa membro della CECAR (*) a Friburgo.
Un lungo lavoro di preparazione, durato mesi, è stato svolto dalla signora Mouthon insieme a queste due persone. Nulla è stato facile durante questo periodo! Infatti, la volontà di partecipare è stata, in alcuni momenti, messa in discussione.
C’è voluto coraggio per testimoniare, ma non solo… La signora Mouthon ha avvertito il pubblico fin dall’inizio che ci sarebbe voluto coraggio anche per ascoltare! Ma nessuno degli ascoltatori immaginava, in quel momento, quanto sarebbe stato toccato in qualche modo alla fine dei racconti di queste due persone.
La conferenza si è svolta in diverse fasi.
In un primo momento, hanno raccontato ciò che avevano vissuto durante l’infanzia. Lo hanno fatto parlando in terza persona, come per prendere distanza dagli eventi e separare le emozioni dal racconto di “ciò che è indicibile”.
In un secondo momento, hanno spiegato come sono riusciti a non essere più vittime. Questa volta, l’ “io” ha preso il posto della terza persona, probabilmente per sottolineare che avevano ripreso il controllo facendo la “scelta di non essere più vittime” a un certo punto della loro vita.
Questi due momenti sono stati intervallati da spiegazioni della psicologa sull’abuso e sulla resilienza.
Plasmare quel granello di sabbia in una perla ha richiesto tempo. La parola si è liberata molto tempo dopo aver subito quegli atti. Una persona empatica, Dio, il perdono, li hanno aiutati a superare quelle prove. Ma con una sola voce, hanno sottolineato soprattutto l’importanza di essere accompagnati in questo percorso da un professionista per diventare delle “vittime resilienti”.
Perché rimangono comunque vittime nonostante la resilienza? Perché, in caso di abuso, “si parla di restaurazione e non di guarigione”. Come ha giustamente evidenziato la signora Mouthon, “l’essere umano conserva cicatrici con cui deve imparare a convivere”.
D’ora in poi, quando vedrete una perla, sarete consapevoli di tutto il percorso necessario per crearla e del suo valore. Certo, non ha lo splendore di un diamante, ma è ricca di tesori straordinari. Ed è proprio ciò che hanno fatto questa donna e quest’uomo, decidendo di avvolgere le loro prove in una materia luminosa, morbida e iridescente, per metterle al servizio del prossimo o della creazione artistica. Perché, come ha sottolineato la nostra amica durante il suo intervento, “possiamo essere dei resilienti felici”!
(*) La CECAR è stata creata nel gennaio 2016 su iniziativa del gruppo SAPEC e delle istituzioni cattoliche con il sostegno di parlamentari svizzeri. È una fondazione neutra e indipendente incaricata di offrire alle vittime un luogo di ascolto, confronto e/o ricerca di una conciliazione con l’abusatore, nonché un accompagnamento verso una riparazione finanziaria. La CECAR opera nella più assoluta riservatezza.
Di Marie-Antoinette Mammoliti