Uno studioso avventista riflette sul vaccino e sui limiti protestanti ai diritti individuali.
Circolano su Internet numerosi video che pretendono di condividere approfondimenti di “esperti” sul Covid-19 e sulle carenze o persino sui pericoli dei vaccini. Questi “esperti” a volte hanno credenziali sanitarie di vario tipo: infermieri, dentisti, chirurghi, cardiologi, medici di medicina funzionale e così via. Quasi mai sono esperti virologi, epidemiologi o di vaccini. Nonostante queste limitazioni, non hanno problemi a dichiarare perché le loro intuizioni scientifiche sulla questione sono di gran lunga superiori a ciò che dicono i Centri statunitensi per il controllo delle malattie (U.S. Centers for Disease Control), agli Istituti sanitari nazionali e alle agenzie sanitarie statali, ai quali, ci viene spesso detto, non importa nulla della vera scienza.
Considerata la mancanza di qualifiche pertinenti e dell’esperienza di questi commentatori, sarebbe giustificato un certo scetticismo da parte vostra. Ma questo non impedisce a quegli “esperti” di tenere lezioni sulle lacune di esperti in medicina e farmaceutica, mondiali, nazionali e statali, circa la vera natura, l’evoluzione e il trattamento del virus che provoca il Covid-19.
L’intero scenario risulterebbe comico agli appassionati di humor nero, se non fosse per il fatto che tanti nostri concittadini e membri di chiesa ritengono questi presunti esperti come gli eroi davidici di questa storia. Pensano che siano coraggiosi declamatori della verità, che affrontano i malvagi Golia del nostro mondo moderno, medico, industriale, o del governo.
Cosa sta succedendo in questo spaventoso mondo di grande disinformazione, paranoia e celebrazione di antieroi eccentrici e donchisciotteschi? Molti sono i fattori, ma quello primario è un profondo malinteso e un’errata applicazione del principio protestante del sacerdozio di tutti i credenti e del diritto di giudizio privato in materia di fede religiosa. Ho scritto la mia tesi e in seguito ho pubblicato un libro su questo argomento, in cui ho tratteggiato lo sviluppo della coscienza a partire da Lutero, lungo tutto il Protestantesimo dissenziente, fino alla nascita della nostra Carta dei diritti e del Primo Emendamento.
Questo importante principio del Protestantesimo, che divenne la base della libertà di coscienza e delle chiese libere, è stato distorto in qualcosa che non doveva mai succedere: l’idolatria dell’individuo moderno e autonomo quale potenziale esperto in ogni campo, secolare o religioso, che lui o lei avrebbero utilizzato. La nozione stessa di Lutero conteneva elementi sia individuali sia comunitari. Sì, siamo sacerdoti davanti a Dio, responsabili della nostra coscienza, ma facciamo parte di un sacerdozio universale. In altre parole, detronizzando l’autorità del papa dalla chiesa cristiana, [Lutero] non intendeva creare una chiesa di mille o milioni di papi. Piuttosto, il luogo dell’autorità della fede comunitaria era stato spostato dai papi, dai cardinali, dai vescovi e dai preti all’intera comunità dei credenti.
Tale comunità che operava di concerto, studiando la Bibbia insieme, sarebbe arrivata a un consenso guidato dallo Spirito sui punti dottrinali della chiesa. La coscienza individuale contava ancora, ma alla fine era protetta dalla libera associazione della comunità: chi si discostava dal consenso della comunità, avrebbe potuto scegliere di andarsene e trovarne un’altra. Non si aveva il diritto di imporre la propria visione individuale agli altri, ma il gruppo, attraverso il consenso, poteva creare un sistema di credenze condivise.
Lutero aveva anche pensato agli uffici, agli incarichi dirigenziali o di autorità, ruoli che potevano essere ricoperti da persone dotate, istruite e formate a svolgere determinate funzioni per la comunità. Non erano spiritualmente superiori agli altri, ma erano qualificati a ricoprire questi ruoli, mentre la maggior parte non lo era. Quindi, tutti erano “sacerdoti” in senso spirituale, ma non tutti servivano come pastori o anziani. Erano le persone formate e dotate a ricoprire queste posizioni.
Gli insegnamenti di Lutero sulle questioni spirituali ebbero risonanza nel mondo laico delle relazioni sociali e politiche. I re ” divinamente scelti” non avrebbero più governato solo per ciò che erano. Tutti diventavano, in un certo senso, politicamente uguali. Ma questo non significava che tutti avrebbero ugualmente governato. Piuttosto, ogni adulto competente, alla fine, avrebbe avuto il diritto di decidere chi avesse l’esperienza e la competenza per governare. Naturalmente vennero creati altri leader e uffici, inclusi funzionari e dirigenti che si occupavano di benessere, salute e sicurezza pubblici.
Questi funzionari e dirigenti operano sempre in modo perfetto, senza colpa o difetto? Chiaramente no. Rimangono sempre responsabili nei confronti delle persone e possono essere rimossi se diventano oltraggiosi e corrotti, o dimostrano mancanza di capacità e competenza. Ma oggi viviamo in un tempo in cui ogni uomo o donna che si auto-seleziona può affermare di avere competenza in ambito sanitario, scientifico, medico e della libertà religiosa senza lavorare all’interno del complesso sistema di istruzione, controlli e verifiche, e responsabilità che porta al nostro insieme di leader ed esperti. Possono diventare singoli papi infuriati, che ironicamente inveiscono contro lo stesso sistema che ha reso possibile vivere senza papi e re, in primo luogo, e basato sulle competenze meritocratiche, responsabili e funzionali. Attaccare questo sistema democratico e rappresentativo è ora visto da alcuni come l’apice del coraggio e della coscienza, quando in realtà mina il sistema stesso in cui la vera coscienza, così come la salute, possono ricevere protezione.
Quindi, se da una parte ci sbalordiamo di un sistema che consente a quasi ogni persona di diventare un eroe virale per centinaia di migliaia di americani, opponendosi a migliaia di medici e scienziati esperti altamente qualificati, che hanno curato milioni di pazienti; dall’altra consideriamo le vere intuizioni e i limiti del sacerdozio di tutti i credenti, enunciato da Lutero, e facciamo attenzione ai pericoli dell’iper-individualismo e dei sedicenti esperti. La libertà di coscienza individuale ha significato solo in una comunità funzionante, che può operare per mantenerci tutti vivi e in salute. Sono oltre 629.000 gli americani che non hanno più né la libertà né la coscienza perché non sono più in vita a causa del Covid-19.
Non ne aggiungiamo altri a questo numero, avanzando pretese di libertà di coscienza che né Lutero né alcun altro riformatore o pioniere della libertà religiosa avventista riconoscerebbero o accetterebbero. Questo non è un pretesto per indurre alla vaccinazione obbligatoria o forzata; la nostra Costituzione protegge il consenso informato individuale degli adulti per qualsiasi terapia medica. Ma la scelta di non essere vaccinati sarà opportunamente accompagnata da limitazioni alla partecipazione nella società, al lavoro e nei viaggi. Non si può condannare questi limiti come violazioni dei principi fondamentali della libertà protestante una volta che si è compresa la loro vera storia e natura, e il diritto ancora più fondamentale dei propri vicini e amici a rimanere in vita.
Nicholas Miller è il direttore del Dipartimento Affari Pubblici e Libertà Religiosa presso la Lake Union della denominazione e professore al Seminario teologico avventista della Andrews University, negli Stati Uniti.
Fonte: HopeMedia Italia