Inseguire la perfezione può essere un fardello troppo pesante da sopportare. Ma forse le nozioni comuni sia di perfezione sia di paternità hanno bisogno di un aggiornamento.
La maggior parte di noi non può affermare di avere un padre perfetto. Certo, possiamo elencare i suoi tratti positivi, tutte le cose che ha fatto per noi e i valori che ci ha insegnato. Ma possiamo anche elencare ciò che non ha fatto, i modi in cui ci ha deluso e gli errori che abbiamo ereditato da lui (per lo più inconsciamente).
Durante il corso di tutta la vita, i bambini imparano imitando i loro genitori. Pur essendo stati abituati a pensare che questo tipo di influenza si fermasse con l’arrivo dell’età adulta, le scienze sociali ci hanno sempre più dimostrato che l’influenza dei genitori si estende ben oltre il momento in cui raggiungiamo l’indipendenza. Siamo molto più simili ai nostri genitori di quanto spesso ci rendiamo conto: per tutta la vita le nostre figure paterne e i nostri esempi genitoriali continuano ad avere un effetto su di noi.
Quindi esiste un padre perfetto? Io direi di sì. Seguitemi per scoprire il perché.
E comunque, cos’è la perfezione?
Per la maggior parte della mia vita adulta, ho inteso la perfezione come uno stato in cui si è esenti da errori. Essendo una persona che ama la crescita e apprezza la qualità, questa immagine di perfezione mi ha messo addosso un bel po’ di pressione. Mi sono trovato a inseguire un’illusione, un qualcosa che non aveva nemmeno senso logico.
La mia visione di perfezione implicava un modo di essere statico e un essere statico non è compatibile con la personalità. In altre parole, essere perfetto nel modo in cui intendevo la perfezione significava essere una costanza impersonale, un punto fisso, un po’ come il concetto dell’immobile di Aristotele. Se la perfezione è uno stato che si raggiunge, non si può più cambiare una volta raggiunto quello stato, poiché non c’è uno stato superiore da raggiungere. Così, la mia idea di perfezione era astratta, robotica e insulare.
È interessante notare che, come cristiano, a volte ho pensato a Dio in termini simili. Nella Bibbia, Dio è ritratto come perfetto: “Voi dunque siate perfetti, come è perfetto il Padre vostro celeste” (Matteo 5:48). Vedevo Dio come impersonale, esigente, un maniaco del controllo della qualità.
È interessante notare che la mia visione della perfezione di Dio non esiste nel vuoto. Le idee filosofiche greche di perfezione e di Dio sono state molto influenti nella chiesa cristiana primitiva e nel Medioevo. Ciò significa che, per molto tempo, questo Dio Padre è stato visto più come una forza impersonale che come un Padre amorevole.
Come comprendere la perfezione
Tuttavia, ci sono stati altri fattori che hanno influenzato la mia immagine dell’amore di Dio, specialmente l’esperienza con mio padre. Anche se non era il genitore più presente, non era certamente impersonale. Non era nemmeno esigente e sicuramente non era un maniaco del controllo della qualità. Questo ha creato una dissonanza nella mia mente. Era possibile che mio padre fosse un essere migliore di Dio, il mio Padre spirituale? La risposta doveva essere no.
Come avrei dovuto pensare allora a Dio come Padre e come avrei dovuto intendere la perfezione?
Con una lettura superficiale, Matteo 5:48 non sembra richiedere un’interpretazione. Si legge e suona semplice, e il comando sembra essere abbastanza diretto. Ma gran parte della nostra interpretazione di questo testo dipende da come intendiamo la perfezione.
Se capisco la perfezione in termini greci come un modo di essere impersonale e statico, mi creerò un’immagine di Dio a partire da quella prospettiva. E, per peggiorare le cose, finirò per credere che Dio vuole che anche io sia così. Questo è il tipo di cristianesimo che è autoflagellante ed estremamente giudicante nei confronti delle altre persone. Pensatelo come un contesto altamente critico “concepito” per aiutarci a raggiungere la perfezione.
La definizione di perfezione
Il ritratto di Dio nella Bibbia (che è abbastanza dettagliato) non si adatta alla nozione statica e impersonale di Dio e di perfezione dei greci. Nella Bibbia, Dio è personale. Comunica con noi con le parole, viene da noi e dimora con noi, è auto-sacrificale, come vediamo nella storia di Cristo Gesù, ci guida, e sperimenta una gamma di emozioni nella relazione con noi, il che dimostra che prova emozioni insieme a noi e ha sentimenti nei nostri confronti.
Dio è presente, senza essere prepotente. Offre un buon esempio e spera che, passando più tempo alla sua presenza, possiamo diventare naturalmente più simili a lui. Non si limita a dirci cos’è l’amore, ma ce lo mostra attraverso le sue azioni. E non solo Dio è in relazione con noi, il Dio trino esiste come una relazione di amore reciproco e in uno scopo comune unificante.
La definizione di Dio è la definizione di perfezione. Dio, il nostro Padre celeste, è la perfezione. E se Dio non è un punto statico, ma un Dio personale e relazionale, allora la perfezione non è uno stato da raggiungere, ma un modo di essere, che permette il movimento, il cambiamento e la relazione, un contesto in cui possiamo vivere la nostra esistenza fluida, compresa la crescita e lo sviluppo.
Se dobbiamo essere perfetti, come Dio è perfetto, allora dobbiamo solo essere come Dio: amare in un contesto di libertà, mettere gli altri al primo posto e dare valore agli altri più della nostra stessa vita. Questo non è uno stato dell’essere da raggiungere, ma un modo di essere che ci accompagna ovunque siamo nel tempo e nello spazio.
Paternità, perfezione e cambiamento
Mi chiedo quante cose sbagliamo su Dio a causa delle diverse influenze nella nostra vita. I nostri concetti sono formati e informati da così tanti fattori e la tendenza naturale è quella di trasporre tutto questo sui concetti religiosi.
Porre domande, cercare risposte e confrontare le nostre opinioni con affermazioni e passaggi della Parola di Dio può aiutarci a cogliere la profondità e il danno di questa dissonanza e a ricreare la nostra immagine di Dio.
La Bibbia ci invita a testare la sua verità con la ragione. Dobbiamo solo familiarizzare con la Bibbia per vedere cosa dice effettivamente di Dio, di noi stessi, del nostro scopo di vita e di molto altro ancora.
La mia familiarità con la Bibbia ha portato a una decostruzione delle mie opinioni errate e questo ha avuto un grande impatto sul mio sviluppo personale. Non inseguo più le illusioni di perfezione. Invece, cerco di imitare Dio, il mio Padre celeste, imparando cosa significa essere parte di relazioni di cui l’amore è l’elemento centrale. Questo è un viaggio che dura tutta la vita, ma va bene così, perché non sento la pressione di arrivare a un certo punto.
Infatti, se mai sentissi di aver capito tutto, perderei il mistero, la crescita e le radici sempre più profonde della verità divina che arricchiscono la mia esperienza di persona che sta vivendo la propria storia.
Di Adelina Alexe, studentessa di teologia sistematica alla Andrews University di Berrien Springs, Michigan, Stati uniti. Ama Dio e le piace la natura, l’arte e le conversazioni profonde.
Fonte: https://signsofthetimes.org.au/2021/09/a-perfect-father/
Traduzione: Tiziana Calà