Non restate senza aria

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Un’aria viziata può influenzare le nostre capacità intellettuali? Studi recenti sembrano confermarlo.

 

Senza ossigeno – senza respirare – non c’è vita. Il nostro cervello, i nostri muscoli e ciascuna delle nostre 30 miliardi di cellule necessitano, oltre alle calorie, anche di carburante – l’ossigeno – per produrre energia. Questo processo genera anche uno scarto – l’anidride carbonica (CO₂) – che viene eliminata attraverso l’apparato respiratorio. L’aria inspirata segue un percorso preciso, dalla bocca alle cellule, passando attraverso l’albero tracheo-bronco-alveolare fino ai polmoni. Questi ultimi, con una capacità di circa 5 litri, offrono una superficie di scambio tra l’aria e i capillari sanguigni di circa 75 m², equivalente a un campo da tennis.

La fisiologia umana regola efficacemente il volume d’aria inspirato al minuto, variando da 5 a 200 litri a seconda dell’attività fisica. Tuttavia, è nostra responsabilità garantire la qualità dell’aria che respiriamo, in particolare per il corretto funzionamento del nostro cervello, mantenendo il livello di CO₂ il più basso possibile.

Dopo le crisi petrolifere del 1973, il mondo occidentale ha preso coscienza dei costi derivanti dal consumo energetico eccessivo, in particolare a causa della scarsa coibentazione degli edifici in inverno. Sono stati fatti importanti progressi nell’isolamento termico, ma spesso la ventilazione degli spazi abitativi non ha seguito lo stesso ritmo. Di conseguenza, ci troviamo più spesso di quanto pensiamo in ambienti con aria viziata e un’elevata concentrazione di CO₂.

 

Un problema banale e senza conseguenze?

Un team di ricercatori americani(1), specializzati in fisica ambientale, salute pubblica, psichiatria e scienze comportamentali, ha studiato il problema. Hanno simulato sei giornate lavorative in ufficio per persone impegnate in compiti prevalentemente intellettuali, esponendole a tre diversi livelli di CO₂ nell’aria. Alla fine della giornata, sono state valutate le loro capacità cognitive, come la rapidità di analisi, il processo decisionale, il giudizio in situazioni di emergenza e le strategie adottate.

I risultati sono significativi: rispetto alle prestazioni ottenute in un ambiente con 1400 ppm(2) di CO₂ (il livello più alto), quelle registrate con 950 ppm erano superiori del 61%, mentre con 550 ppm erano addirittura superiori del 101%. Un dato che fa riflettere, soprattutto in occasione di lunghe riunioni sedentarie.

 

Come valutare la qualità dell’aria?

Esistono strumenti di misurazione, come alcune stazioni meteorologiche (ad esempio, la Technoline WL 1025), che forniscono dati affidabili in tempo reale dopo un solo minuto di calibrazione.

 

Conclusione: non restate senza aria!

Arieggia regolarmente il tuo spazio di lavoro, anche in inverno. L’uso di un dispositivo di misurazione è consigliato per monitorare la qualità dell’aria. Migliora così l’efficienza delle tue riunioni e segui il consiglio, sempre attuale, che Ellen White diede più di un secolo fa: cerca sempre un’aria pura.

 

 

(1) Allen JG et al.: Associations of cognitive function scores with carbon dioxide, ventilation, and volatile organic compound exposures in office workers. Environmental Health Perspectives, 124:805-812, 2016.

(2) ppm: parti per milione.

(3) White E., Con Dio ogni giorno, p. 146.

 

 

Di Jean-Paul Robert, responsabile del Ministero della Salute della FSRT

Fonte: OCTOBRE 2024 | REVUE ADVENTISTE, p.13

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