Dio non ci vuole ignoranti

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Ci invita a conoscerlo di più, a conoscerlo meglio.

 

Crescendo nella chiesa, ricordo che facevo l’occhiolino ai miei fratelli in modo esagerato dopo aver inflitto qualche dolore, dopo aver dato loro un pizzicotto sulla coscia paffuta o aver tirato loro qualcosa in macchina. Occhio di mamma non vede, cuore di mamma non duole.

Questa idea di “ignorare” andava in entrambe le direzioni, in una casa piena di bambini birichini. Se la mamma era ignara delle nostre malefatte, non c’erano state malefatte. Allo stesso modo, se incitavamo il caos ma poi fingevamo di non saperne niente, non seguiva alcuna punizione.

 

Cosa ha detto veramente Paolo

Come parte del suo discorso all’Areopago di Atene, Paolo disse: “Dio dunque, passando sopra i tempi dell’ignoranza, ora comanda agli uomini che tutti, in ogni luogo, si ravvedano” (Atti 17:30). È un versetto della Bibbia che spesso viene citato male.

“Dio fa l’occhiolino agli ignoranti!”, dicono a volte i predicatori ai nuovi credenti. “Per peccare, devi conoscere la legge”. “L’ignoranza è beatitudine”. E così via. Ma il versetto che spesso viene usato per trasmettere questo insegnamento è spesso preso fuori contesto e porta ad alcuni malintesi su Dio.

Questa falsa credenza che Dio ignori i nostri peccati finché non sappiamo che stiamo peccando è problematica. È come se andassimo alla piscina comunale e ci tappassimo le orecchie mentre il bagnino legge le regole. È come se continuassimo a nuotare nonostante il fischio di richiamo. È come andare in acque profonde ignorando i segnali che ci dicono che non possiamo andarci.

Il contesto trascurato di Atti 17 spiega cosa intendeva Paolo e perché ha parlato così al popolo.

Paolo viaggiava molto per predicare il vangelo di Gesù Cristo dopo la sua morte, risurrezione e ascensione al cielo. Durante questo lavoro missionario, Paolo incontra il popolo dell’Areopago che adora idoli di divinità esanimate. Queste persone fanno quello che vogliono perché le loro divinità, che non vedono e non sanno, non hanno idea di quello che stanno facendo!

Paolo parla al popolo del Dio vivente, dicendo che (al contrario delle loro divinità d’oro e d’argento) Dio non è ignaro di come si comportano e vivono; al contrario, vede e sa tutto.

 

Dio ci invita a uno standard migliore

Nel citare il brano della Scrittura su Dio che trascura la nostra ignoranza, spesso dimentichiamo di sottolineare la seconda parte del versetto: sì, dice “passando sopra ai tempi dell’ignoranza” ma continua dicendo “ora comanda agli uomini che tutti, in ogni luogo, si ravvedano”.

Dio ha “fatto l’occhiolino” all’ignoranza di coloro che hanno creato e formato una divinità immaginaria, ma una volta che hanno conosciuto il Dio vivente, Paolo dice che il Signore richiede loro pentimento e ubbidienza. Perché? Perché siamo la sua progenie. Lui è il Re. Noi non abbiamo voce in capitolo. Dio è onnipotente.

La verità della questione è questa: se lo amiamo, osserveremo i suoi comandamenti (cfr. Giovanni 14:15). Inoltre, se lo conosciamo, lo ameremo (cfr. 1 Giovanni 4:8).

Se conosciamo Dio, non possiamo continuare a ignorare il suo carattere e la sua legge. Sarebbe come sposare un estraneo e poi rifiutarsi di conoscerlo. La nostra ignoranza rovinerebbe la nostra relazione.

Capire Dio implica rendersi conto che non è un idolo d’oro o d’argento senza vita. Egli è l’opposto dell’ignoranza. Ha progettato me e te per essere brillanti, fantastici, pieni di risorse e saggi. Dio non ci ha progettato per essere ignoranti.

 

 

Di Rachel Ashworth, Mid-America Union Conference Outlook e Adventist Review

Fonte: https://www.adventistreview.org/god-did-not-design-us-to-be-ignorant

Traduzione: Tiziana Calà

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