La regalità può assumere diverse forme.
“Il re è morto”, si diceva, “Viva il re!”. Ora dovremmo dire: “Il principe è morto: Viva il principe”? Non lo so.
Ma questa volta è un principe a essere morto: il principe Filippo, consorte reale di sua Maestà la regina Elisabetta II, sovrana su di lui, sul Regno Unito e su altri 15 paesi del Commonwealth da quasi tre quarti di secolo. Considerata la durata della nostra vita, è un tempo molto lungo per qualsiasi essere umano da trascorrere qui sulla terra svolgendo un incarico.
Ho avuto una conversazione con un mio amico sulla morte del principe. Abbiamo iniziato a parlare della recente scomparsa di mio padre, Ebenezer. Gli ho detto: “Mio padre era un re per me, e so che lo era anche per gli altri membri della mia famiglia”. Anche lui ha trascorso un lungo periodo, 64 anni, condividendo l’amore e la fede nel matrimonio con nostra madre. La loro vita insieme è stata motivo di grande ammirazione per tutti coloro che li hanno conosciuti.
Lo stesso valeva per papà. Guidato dai suoi principi, provvedeva e sosteneva la sua famiglia su tutti i fronti: grande sostenitore dell’educazione cristiana, ha mandato i suoi figli in una scuola avventista, a due ore di viaggio da casa; come Abramo, si preoccupava della sua famiglia, dando così l’esempio di seguire Dio. Conosco un pastore che ha avuto il privilegio di rimanere in casa di mio padre molto tempo dopo che quasi tutti i miei fratelli e io ce ne eravamo andati per formare le nostre famiglie. Il suo ricordo più prezioso di quel soggiorno è stato quello di svegliarsi la mattina e sentire mio padre e mia madre che conducevano il culto familiare nel soggiorno, solo loro due. Mi ha detto che gli è impossibile dimenticare la dedizione mentale e spirituale che le loro voci trasmettevano, mentre ripassavano la lezione della Scuola del Sabato con i diversi passi biblici e le citazioni dello Spirito di Profezia, e mentre condividevano commenti sulle implicazioni morali del loro studio.
La chiesa dove papà era l’anziano locale gestiva una scuola. Quando il governo nazionale decise che solo il governo stesso avrebbe dovuto fornire l’istruzione del paese, tentarono anche di acquisire l’edificio che ospitava la scuola della nostra chiesa. Mio padre ha guidato un improvviso e rapido cambiamento dell’edificio, letteralmente da un giorno all’altro, trasformandolo in un centro giovanile e impedendo così al governo di acquisire l’edificio.
In un’altra occasione ha dimostrato l’impegno verso la sua fede, rifiutando un’allettante offerta come supervisione che prevedeva però che lavorasse di sabato (giorno di riposo). In maniera molto curiosa, qualche tempo dopo aver declinato rispettosamente l’offerta perché non combaciava con il suo principio di osservare il sabato, la posizione gli fu concessa senza il requisito di lavorare in giorno di sabato. Fu una testimonianza diretta per molti della ricompensa che Dio dà ai suoi figli anche qui e ora sulla terra, se questi restano fedeli a lui.
La gestione dei “tesori” materiali di papà era indiscutibile e includeva un generoso sostegno a diverse iniziative missionarie della chiesa locale e della più grande Chiesa a livello mondiale.
Era sempre chiaro come si sentiva riguardo alle sue convinzioni: le condivideva senza ritegno ovunque andasse. Il suo impegno nell’evangelizzazione individuale e di gruppo ha portato diverse persone ad accettare Gesù Cristo come loro personale Salvatore.
Il mondo è in lutto con la regina del Regno Unito, la sua famiglia e il paese tutto, mentre piangono la perdita del loro principe. Il principe Filippo viene ricordato per molte cose: come un esempio nell’ambito del volontariato, un ufficiale della marina militare temprato dalla battaglia, una persona di curiosità spirituale e l’uomo che ha trascorso tre quarti di secolo di vita come la persona più vicina alla monarca più celebrata del mondo. È chiaro che l’impatto di mio padre sulla terra non sarà altrettanto grande. Ma i cuori di tutti coloro che piangono la sua perdita possono riposare nella certezza che sarà ricordato dove conta, per l’eternità. Ci rallegriamo per quello che Gesù dice che i suoi discepoli dovrebbero fare: “Rallegratevi perché i vostri nomi sono scritti nei cieli” (Luca 10:20).
Di Jasper Gibbons, per Adventist Review
Fonte: https://www.adventistreview.org/prince-philip-and-king-ebenezer
Traduzione: Tiziana Calà