Il coordinatore dei Ministeri Avventisti dei “Bisogni Speciali” parla di ciò che rende preziosa una persona.
Notizie Avventiste – Recuperare la dignità di ogni persona è l’obiettivo e la missione dei Ministeri Avventisti dei “Bisogni Speciali”. È quanto ha affermato il direttore, Larry R. Evans, nel suo intervento alla terza Conferenza globale su salute e stile di vita, giovedì mattina 11 luglio, presso l’Università Loma Linda, negli Stati Uniti. “Siamo un ministero delle possibilità non delle disabilità” ha precisato.
Presenti per la prima volta alla conferenza, i Ministeri Avventisti dei “Bisogni Speciali” si propongono di formare, includere e mobilitare le persone sorde, cieche, orfane e coloro che hanno limitazioni fisiche o mentali per servire Dio e le loro comunità.
Capaci di crudeltà
Evans ha sottolineato il trattamento crudele e inumano di cui sono capaci le persone. Ha citato un esempio riportato dal Los Angeles Times del 1917, di una donna, Mother Hastings, che aveva le mani storpie. Le autorità di Portland, in Oregon, avevano ritenuto la sua “una vista troppo terribile per i bambini” ha detto Evans “Così l’hanno pagata perché lasciasse la città”.
“La società preindustriale era crudele con coloro che erano diversi” ha osservato il relatore “Non li segregavano ma ne affidavano la responsabilità alle loro famiglie. Tuttavia, dopo la guerra civile americana, quando crebbe l’opinione pubblica contro i mendicanti e gli invalidi, queste persone furono spesso portate via al primo segno di un’anomalia, e internati in un ‘ospizio per poveri’ o in un ‘campo di lavoro’”.
In varie città americane furono emanate e applicate leggi che impedivano alle persone con menomazioni o ai disabili di farsi vedere in pubblico, criminalizzandoli. In seguito queste ordinanze cittadine furono definite “ugly laws” (leggi brutte). Chicago fu l’ultima ad abrogare una ugly law, nel 1974. “E queste leggi non erano confinate agli Usa. Il Regno Unito e le Filippine, ad esempio, avevano le loro versioni” ha ricordato Evans “Abbiamo avuto una forma diversa di lebbra, una diversa forma di discriminazione”.
Ma la chiesa avventista non ha taciuto sull’argomento. Nel 1874, Ellen G. White scriveva “è una provvidenza divina che le vedove e gli orfani, i ciechi, i sordi, gli zoppi e le persone afflitte in numerosi modi siano state messe in stretta relazione cristiana con la sua chiesa, in modo da testare gli individui e sviluppare il loro vero carattere”. E aggiungeva: “Gli angeli di Dio osservano per vedere come trattiamo queste persone che hanno bisogno della nostra simpatia, di amore e generosità disinteressata. In questo modo Dio mette alla prova il nostro carattere” – Testimonies for the Church, vol. 3, p. 511.
La fonte di identità
Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, i disabili costituiscono la minoranza più ampia in America, sono il 15% della popolazione. “Nel mondo, le persone con disabilità sono circa 550 milioni. E abbiamo la responsabilità di rivolgerci a loro secondo le loro necessità e di integrarli nella missione della chiesa” ha osservato Evans che ha aggiunto “La fonte della nostra identità ci aiuta a considerare tutte le persone dalla prospettiva del nostro Creatore e Redentore. Dio dà a ogni individuo significato, dignità e valore”.
“Il valore di una persona” ha continuato “non si dovrebbe basare su ciò che è in grado di fare o potrebbe aver fatto in passato, ma fondarsi, piuttosto, su ciò che Dio ha fatto, fa e potrebbe fare se gliene fosse data l’opportunità”.
Dignità e rispetto
È cruciale, secondo Evans, comprendere la differenza tra le parole “dignità” e “rispetto”. Il rispetto, ha spiegato, si guadagna attraverso le proprie azioni; ma la dignità è insita nella persona, sia essa cieca, sorda, con problemi fisici o mentali. Quando la nostra identità e la nostra dignità vengono accettate, ci sentiamo inclusi, abbiamo un senso di appartenenza.
“Nascondere le persone alla vista non è il modo giusto di agire. Lo stile di vita di Gesù lo è. Egli scorgeva le potenzialità di una persona quando gli altri ne erano imbarazzati, perché vedeva l’immagine di Dio in chi aveva davanti. Le disabilità, visibili o invisibili, non furono mai un ostacolo per lui” ha sottolineato Evans.
Il significato intero di “salute olistica” si trova proprio nell’accettazione integrale degli altri, secondo l’esempio di Gesù. “Questa è la sfida che lancio a me stesso, a te e alla chiesa mondiale” ha concluso Evans “Riconosciamo che tutte le persone hanno dei talenti, sono necessarie e vanno apprezzate proprio come faceva Gesù”.
[lf]
[Foto: Adventist News Network. Fonte: Sandra Blackmer, Adventist Review] via: https://news.avventisti.it/