Chiudi gli occhi, copriti le orecchie e immagina che per tutta la vita dovrai cavartela senza poter vedere o sentire granché. Forse la sola immaginazione ti fa rabbrividire, e in nessun modo riesci ad associare una tale vita con la gioia, l’indipendenza o il viaggiare. Tony Giles è una di quelle persone che è riuscita a cancellare con successo tutti questi pregiudizi.
Tony è nato nel 1978 in una cittadina del sud dell’Inghilterra. Quando aveva solo nove mesi, i suoi genitori notarono che aveva un problema alla vista, portandolo così da un oculista. La diagnosi fu terribile: aveva la retinopatia, una malattia rara e degenerativa, e la fotofobia. All’età di sei anni, un’altra diagnosi si aggiunse alle prime due, molto probabilmente dovuta anch’essa a cause genetiche. Il suo udito era gravemente compromesso in entrambe le orecchie e la situazione era destinata a peggiorare; iniziò così a portare un apparecchio acustico.
Fino all’età di 10 anni, Tony vedeva in bianco e nero, con l’aiuto di occhiali che lo proteggevano dalla forte luce. Poi divenne completamente cieco. Gli è rimasto il ricordo dei tramonti della sua città natale, del sole come una “grande palla di luce brillante che sprofonda in lontananza”. Grazie a questi ricordi, è grato di aver potuto vedere almeno per qualche anno.
Dopo essere diventato cieco, visto che la scuola che frequentava non era più in grado di soddisfare le sue esigenze, ha dovuto fare il pendolare in un’altra città per frequentare le lezioni in una scuola speciale. Questa scuola ha cambiato la sua vita e gli ha offerto nuove prospettive. È lì che ha imparato a leggere il braille, a camminare con un bastone e a usare abilmente i trasporti pubblici. Ha partecipato a lezioni di sport o a laboratori di ceramica. È stato anche lì che ha scoperto che essere cieco, o parzialmente cieco, non è la più grande tragedia. Aveva compagni di classe con problemi molto più grandi dei suoi; così, col tempo, è arrivato a considerarsi un privilegiato.
Aveva appena superato la maggior parte degli esami nazionali e si stava preparando a entrare all’università quando suo padre morì. Solo pochi mesi dopo, morì anche il suo migliore amico, che soffriva di distrofia muscolare. Le due morti lo gettarono in un terribile stato di solitudine e tristezza. Così cominciò ad affogare i suoi dispiaceri nell’alcool e nello studio intenso, per quanto paradossale possa sembrare l’associazione di queste due cose.
La sua università non offriva corsi adatti a persone con disabilità, quindi dovette trovare il modo di cavarsela. Utilizzando i soldi della sua borsa di studio, pagava i suoi compagni di corso per aiutarlo a correggere i suoi articoli scientifici o a trovare libri per lui. Fortunatamente, iniziavano a nascere i primi programmi informatici per non vedenti, cosa che gli rese la vita più facile. I suoi colleghi scansionavano i libri, poi speciali software trasformavano il testo scritto in audio.
La specializzazione in studi americani gli offriva anche l’opportunità di studiare negli Stati Uniti. C’era già stato, durante gli anni del liceo, ma ogni volta era andato con un gruppo di amici. Ora doveva cavarsela da solo, in una città completamente nuova: New Orleans. Non si trattava di un’impresa impossibile per lui e questa esperienza gli diede un nuovo obiettivo di vita. Cominciò a sognare di visitare da solo tutti i paesi del mondo. All’epoca, sembrava il modo più efficace per dimostrare che la disabilità non può mai impedire a qualcuno di raggiungere tutto ciò che ha intenzione di ottenere.
Inoltre, viaggiare da solo gli dava grande soddisfazione. Sapeva che se fosse stato in una compagnia di persone, avrebbe sempre fatto affidamento su altri per interagire con le persone. Ma lui voleva conoscere il mondo da solo, interagire con quante più persone possibile e capire il più possibile la cultura dei paesi in cui aveva intenzione di andare.
Molti, compresa la sua famiglia, si chiedevano come avrebbe fatto, ma erano fiduciosi che se la sarebbe cavata. Lo vedevano determinato e organizzato, sapevano che non correva rischi inutili e che aveva un ottimo senso dell’orientamento. Inoltre, gli apparecchi acustici erano diventati sempre più efficaci, quindi il suo udito era notevolmente migliorato, arrivando fino all’80%.
Ha iniziato a viaggiare nel 2001. Per cinque mesi ha viaggiato con lo zaino in spalla attraverso la Nuova Zelanda, l’Australia, la Tailandia e il Vietnam. Aveva un’entrata mensile che gli veniva trasferita da un conto lasciatogli dal padre, ma non lo usava molto nei suoi viaggi. Sceglieva i mezzi di trasporto più economici, e per l’alloggio optava per le scelte meno costose: couch surfing (dormire a casa di persone disposte a offrire alloggio per cifre molto basse, o addirittura gratis), ostelli e campeggi.
Durante la sua permanenza in Asia meridionale, scoprì di avere un’insufficienza renale: aveva urgente bisogno di un trapianto. Le cause della malattia erano, ancora una volta, sconosciute. Fortunatamente, il suo patrigno poté donare un rene e l’operazione andò molto bene. Allo stesso tempo, fu in grado, con l’aiuto dei suoi amici, a rinunciare definitivamente all’alcol. Era consapevole da tempo di avere un grosso problema. Completamente ripresosi in pochi mesi, Tony fu in grado di ripartire.
Nel 2004 visitò diversi stati africani e sudamericani, l’Europa centrale, per poi dirigersi verso est. Fino a questo momento, Tony ha visitato 127 paesi in tutti e 7 i continenti e tutti e 50 gli stati americani. Ha avuto avventure emozionanti, ha fatto bungee-jumping 16 volte, si è lanciato 3 volte con il paracadute, è stato testimone di colpi di stato in alcuni dei paesi che ha visitato e si è perso innumerevoli volte, ma niente è riuscito a scoraggiarlo.
Anche se pochi capiscono come possa apprezzare i luoghi che non vede, Tony parla di un altro modo di conoscere il mondo. Ha toccato migliaia di monumenti importanti in tutto il mondo e innumerevoli muri con consistenza e forme diverse. Ha camminato su decine di strade dalla pavimentazione diversa. Ha sentito l’atmosfera vibrante e rumorosa di decine di capitali, l’odore delle spezie più invitanti nei mercati d’Oriente, così come l’aria fresca e improvvisamente molto più fredda all’entrata dei canyon.
Il suo paese preferito è la Nuova Zelanda, gli piacerebbe tornare in Armenia, e il suo ricordo più bello è quello dell’Antartide. Afferma di avervi trascorso dei giorni meravigliosi, circondato da ghiaccio che si rompeva, pinguini rumorosi e conchiglie, che ha potuto toccare, portate a riva dalle balene. Torna molto spesso in Grecia, dove ha incontrato Tatiana, la sua ragazza, anche lei cieca. Hanno anche viaggiato insieme numerose volte, durante i novi anni di conoscenza, ma lui continua sempre a viaggiare da solo.
Attento a ogni dettaglio, in viaggio senza cellulare o qualsiasi altro tipo di tecnologia moderna, Tony si affida all’aiuto delle persone che incontra. Dipende da loro, ma questo non lo spaventa, sebbene abbia avuto anche qualche esperienza spiacevole. I suoi frequenti viaggi gli hanno insegnato che il mondo è un posto molto più amichevole di quanto sembri. Questo perché l’essenza dei viaggi veramente belli sono le persone e le loro storie, afferma Tony.
Di Andreea Irimia
Fonte: https://st.network/analysis/top/tony-giles-and-the-courage-to-feel-the-world.html
Traduzione: Tiziana Calà