Gesù pianse

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“Quando Gesù la vide piangere, e vide piangere anche i Giudei che erano venuti con lei, fremette nello spirito, si turbò e disse: Dove lo avete deposto? Essi gli dissero: Signore, vieni a vedere! Gesù pianse” (Giovanni 11:33-35).

“Gesù pianse”: è il versetto più breve di tutta la Scrittura, ma probabilmente anche il più bello e il più toccante.

Quel giorno le sue lacrime non erano per Lazzaro.

Sapeva quello che gli altri non sapevano ancora.

Stava per svegliarlo.

Allora perché Gesù pianse mentre si avvicinava alla tomba del suo amico in quella fredda e grigia mattina di Betania?

Pianse quando vide il dolore sul volto delle sorelle di Lazzaro, Marta e Maria.

La loro fede nascente stava crescendo. Comprendevano la dottrina della risurrezione, ma non comprendevano ancora che il loro più caro amico, Gesù, era colui il cui comando avrebbe aperto la tomba del loro fratello.

Pianse per i vicini che erano venuti a consolare le due donne; per gli astanti curiosi; per chi piangeva di mestiere.

Per coloro che stavano per assistere a uno dei più grandi eventi della storia dell’umanità e che presto sarebbero stati parte della folla di fanatici nella sala del giudizio di Pilato.

Per i suoi discepoli, i suoi stretti compagni da tre anni e mezzo che ancora non comprendevano appieno la sua missione. Per uno di loro che avrebbe negato di conoscerlo. Per colui che lo avrebbe tradito.

Pianse per la sua amata nazione: scelta per portare il Vangelo al mondo, i cui capi erano diventati così perversi dall’odio che complottarono di uccidere di nuovo Lazzaro per nascondere l’impatto della sua risurrezione.

Per le spie che si allontanarono dai loro pii padroni per riferire ciò che avevano visto.

Per Caifa, le cui parole profetiche avrebbero segnato la sua sorte, avrebbero infamato il suo nome e segnato gli eventi che avrebbero portato alla crocifissione. In un atto che va oltre la nostra immaginazione, il Figlio avrebbe implorato suo Padre di perdonare i suoi assassini.

Pianse per sua madre, che credeva che Gesù fosse chi diceva di essere. Ma le sue speranze si sarebbero infrante come schegge di cristallo quando avrebbe guardato suo Figlio su quella croce.

Le sue lacrime si sarebbero mescolate a quelle di Maria quando, qualche giorno dopo, aprì la confezione di alabastro e lo unse per la sepoltura. Non importava che il costoso dono potesse provenire dai guadagni della sua prostituzione. La fragranza che indugiava sul suo corpo nelle ore più buie gli avrebbe ricordato la sua devozione e la sua gratitudine. Forse solo lei aveva capito veramente il Vangelo.

Era forse sopraffatto dalla somma delle miserie del mondo quel giorno, mentre contemplava ciò che Lucifero aveva fatto e ciò che era diventato?

Non si lamentò come chi piangeva, ma con lo stesso profondo dolore che provò piangendo la bella città perduta di Gerusalemme.

“Come farei a lasciarti, o Efraim? Come farei a darti in mano altrui, o Israele?” (Osea 11:8).

Deve aver pianto per il fedele Stefano, la cui morte da martire avrebbe segnato la fine della prova per il suo popolo, privandolo della sua primogenitura.

Infine, ha guardato al futuro e ha pianto per noi, mentre guardiamo increduli le bare dei nostri cari; i nostri padri, le nostre madri, i nostri mariti, le nostre mogli, i nostri figli.

Sapeva che 6.000 anni non avrebbero cancellato il progetto della creazione e che non saremmo mai riusciti a comprendere il mistero della morte.

Grazie, caro Gesù, per le lacrime che hai versato quel giorno al sepolcro di Lazzaro, per quelle lacrime che dimostrano che sei uno di noi.

“Uomo di dolore, familiare con la sofferenza” (Isaia 53:3).

Hai fatto quello che facciamo noi di fronte alle tragedie della vita. Hai pianto.

Ma grazie che hai fatto infinitamente di più che piangere per noi.

Sei risorto in quel glorioso mattino e sei diventato il nostro Salvatore. Colui che un giorno, presto, asciugherà per sempre le nostre lacrime.

Apocalisse 21:4: “Egli asciugherà ogni lacrima dai loro occhi e non ci sarà più la morte, né cordoglio, né grido, né dolore, perché le cose di prima sono passate”.

 

 

Di Judy Fua, che frequenta la chiesa di Kingscliff, nel Nuovo Galles del Sud, e non vede l’ora che arrivi il giorno del ritorno di Gesù, quando tutti noi potremo rivedere i nostri cari!

Fonte: https://record.adventistchurch.com/2024/05/02/jesus-wept/

Traduzione: Tiziana Calà

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Il mondo visto dalla croce

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