Nella ricerca massimalista di prove che possano giustificare il nostro credo e, allo stesso tempo, aiutarci a difendere la nostra reputazione, qualcosa si perde: il concetto stesso di fede.
La fede, nella sua accezione più pura, è uno stato d’animo in cui si ripone fiducia in qualcuno o qualcosa, in assenza di prove sufficienti (altrimenti si trasformerebbe l’esercizio in un mero riconoscimento dell’evidenza) e, talvolta, in assenza totale di qualsiasi prova. In questo senso, la fede religiosa viene costruita all’interno di un contesto relazionale, mai strettamente razionale o empirico. Per sua natura, la fede ci nega la possibilità di avere prove definitive.
Pertanto, alcune discussioni sul tema della fede con coloro che hanno grandi dubbi o non credono affatto sono dei vicoli ciechi, poiché i partecipanti al dialogo operano con categorie e definizioni diverse. Tuttavia, pur essendo vincolata dalla relazione e dai principi che regolano tale relazione, la fede deve sempre rimanere razionale. La fede non può essere incoerente, contraddittoria o circostanziale. Proprio come l’avere fiducia nella propria famiglia, la fede viene manifestata in modo prevedibile e nobile. Alla luce di questa definizione, il dubbio diventa sinonimo di qualcuno che viola la sua lealtà verso Dio, o di un uomo che sospetta che Dio abbia violato la sua lealtà verso di lui. Questa tipologia di dubbio non è un precursore dell’incredulità, è l’incredulità stessa. Questa comprensione aiuta a spiegare i passi biblici che prendono posizione contro il dubbio.
La fede, come atto di porre la propria fiducia in Dio, non deve venire sopraffatta dal dubbio. Naturalmente, nella pratica, spesso non siamo in grado di farlo, ed è per questo che apprezziamo ancora di più il perdono di Dio. La realtà di fatto, però, non può mettere in discussione la norma: la piena fiducia come principio fondamentale, l’organizzatore della relazione tra noi e Dio. Allo stesso tempo, la nostra fede, nello specifico le nostre credenze religiose, possono contenere malintesi ereditati o acquisiti. Da questa prospettiva, la presenza del dubbio non è solo naturale, ma anche necessaria nella crescita spirituale del singolo credente.
Tali dubbi sono definiti come incertezze che richiedono valutazioni, spiegazioni e difese ricorrenti. Dobbiamo trattarli con pazienza e saggezza, ma soprattutto con attenzione e apertura. È naturale che le cose siano così. In ogni relazione sana, le domande e gli accordi trovano il loro posto, poiché la conoscenza reciproca dei partner rimane, in un certo senso, incompleta per tutta la vita. Allo stesso tempo, la fiducia è il fondamento sacro della relazione, ciò che garantisce la sua resilienza e solidità. Finché la fiducia resta intatta, le incertezze sono solo opportunità per sviluppare la benefica complessità della relazione.
Di Norel Iacob, caporedattore di ST.network e Segni dei Tempi Romania
Fonte: https://st.network/analysis/top/relational-faith.html
Traduzione: Tiziana Calà