Per crescere e andare avanti nel nostro percorso di fede e di vita, dobbiamo assumerci la responsabilità e smettere di trovare scuse.
L’altro giorno stavo leggendo 1 Samuele, quando qualcosa mi ha colpito. Era una scusa. Sfacciata e ovvia, come un cane che ti mangia i compiti (anche se mi è stato assicurato che questo è effettivamente accaduto); eccolo lì, il primo re d’Israele, che inventa una scusa.
Il nemico d’Israele, i Filistei, stavano costruendo un esercito per minacciare Israele. Il re Saul, dopo alcuni primi successi nella sua regalità, sente la pressione aumentare. Vede il suo popolo demoralizzarsi di fronte alle dimensioni dell’esercito nemico. Il morale inizia a calare e la gente se ne va di nascosto.
Così decide di prendere in mano la situazione. Invece di aspettare il profeta Samuele, come gli è stato insegnato, sceglie di svolgere da solo i compiti sacerdotali. Samuele chiede a Saul “Che hai fatto?”. Forse la voce di Samuele è caratterizzata dalla delusione o dalla rabbia. Qualsiasi tono avesse usato, Saul sapeva di essere nel torto.
“Saul rispose: Siccome vedevo che il popolo si disperdeva e mi abbandonava, che tu non giungevi nel giorno stabilito e che i Filistei erano radunati a Micmas, mi sono detto: Ora i Filistei mi piomberanno addosso a Ghilgal e io non ho ancora implorato il Signore! Così mi sono fatto forza e ho offerto l’olocausto” (1 Samuele 13:11-12).
Re Saul viene sorpreso a fare qualcosa che non avrebbe dovuto fare e la sua prima risposta è quella di incolpare la persona che lo ha scoperto. È una reazione purtroppo comune attaccare coloro che ci rendono responsabili, per cercare di spostare la colpa su di loro (o almeno deviarla su qualcun altro).
Mi ha ricordato alcuni altri momenti significativi nella Bibbia in cui c’è stato questo “scaricabarile”. Il primo episodio avviene nelle prime pagine. All’inizio, l’uomo incolpa la donna e la donna incolpa il serpente. Invece di cercare di salvare il loro rapporto con Dio e tra di loro, la coppia cade nella discordia e nell’evitare le colpe (cfr. Genesi 3).
Un altro importante inventore di scuse proviene da una famiglia che si comportava allo stesso modo. Mosè inventa delle scuse quando Dio cerca di chiamarlo: cinque volte cerca vari modi per sottrarsi alla sua chiamata, nell’episodio del pruno ardente. Ma voglio concentrarmi su suo fratello, Aronne. C’è una differenza tra il trovare scuse per mancanza di fiducia e il trovare scuse quando si è confrontati con un’azione sbagliata. Quando viene confrontato da Mosè, Aronne inizia incolpando il popolo (cfr. Esodo 32). Aronne presenta valide motivazioni, spiegando come si era ritrovato costretto. Ma poi dice qualcosa di piuttosto miracoloso. Che l’oro venne gettato nel fuoco e “ne è venuto fuori questo vitello”. Questa scusa è il colmo. Perché ha sentito il bisogno di inventare una storia sull’origine soprannaturale dell’idolo? L’autore dell’Esodo ci ha già mostrato che Aronne “fece” l’idolo, lo “fuse” a forma di vitello e lo modellò. Poi fece un passo avanti, forse in un tentativo fuorviante di rendere onore a Dio, costruendo un altare oltre all’idolo.
È nella natura umana cercare di uscire dai guai quando ci ritroviamo in quella situazione. Attacchiamo, deviamo, scarichiamo la colpa, cerchiamo persino di confondere o di attribuire alle nostre motivazioni e ai nostri ragionamenti un intervento miracoloso o divino. Eppure, tutto questo serve solo a evitare di assumersi la responsabilità delle nostre scelte e azioni. Un vero segno di maturità spirituale è accettare la responsabilità (specialmente quando viene da un leader spirituale rispettato come Mosè o Samuele, o dalle parole di Dio stesso) e intraprendere un percorso di confessione e pentimento, se necessario.
La crescita spirituale può avvenire solo quando i nostri caratteri vengono affinati e smussati per assomigliare di più a Gesù. Questo può avvenire solo se siamo disposti ad abbandonare le razionalizzazioni e giustificazioni dei nostri comportamenti e decisioni, poiché lo Spirito Santo (o le persone guidate dallo Spirito Santo) sono in grado di indicare dove abbiamo sbagliato. Un avvertimento: fate attenzione a rivendicare per voi stessi il titolo di “guidati dallo Spirito Santo” e a usarlo per giustificare il fatto di dire agli altri dove hanno sbagliato.
Questi esempi biblici evidenziano la disconnessione più profonda di questi personaggi da Dio. Per crescere e andare avanti nel nostro cammino di fede e di vita, dobbiamo assumerci le nostre responsabilità e smettere di trovare scuse.
Di Jarrod Stackelroth
Traduzione: Tiziana Calà