Il demone della scortesia

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Ultimamente qualcosa ci sta infettando, e non sto parlando del Covid-19.

 

Ultimamente qualcosa ci sta infettando, e non sto parlando del Covid-19. È in giro da molto più tempo e ha portato più morte e distruzione di un’epidemia. Contro questa “malattia”, indossare mascherine non serve a niente, e non esiste una soluzione medica tangibile.

Per farla comparire, basta leggere o sentir pronunciare alcune semplici paroline: vaccino, governo, democratico, repubblicano, giustizia sociale. La sentite? È la rabbia la malattia di cui parlavo.

Questa malattia si sta diffondendo in lungo e in largo, su ogni canale d’informazione, nelle conversazioni casuali, ovunque e dovunque si possa pensare, forse anche dentro la vostra chiesa. La rabbia su qualsiasi argomento scottante ci sta infettando. Abbiamo contratto questa malattia e siamo stati infettati. Oserei dire che potremmo anche essere posseduti. Il nemico ne sta uscendo vittorioso.

Ascoltate queste parole:

“Quando un uomo si professa santificato, eppure nelle parole e nelle opere può essere rappresentato come la fontana impura che manda le sue acque amare, possiamo tranquillamente dire che quell’uomo è stato ingannato. Ha bisogno di imparare l’alfabeto stesso di ciò che costituisce la vita di un cristiano. Alcuni che si professano servitori di Cristo hanno coltivato così a lungo il demone della scortesia che sembrano amare l’elemento non consacrato e provare piacere nel dire parole che dispiacciono e irritano” (1).

Oggi i cristiani sono più insensibili gli uni verso gli altri e verso i non cristiani di quanto credo che il Signore vorrebbe. Come abbiamo fatto a diventare così? Matteo 13 ci avverte che, in effetti, il nemico ha piantato qualcosa dentro di noi. Dove dovrebbe esserci qualcosa di buono, sta crescendo invece qualcosa di cattivo. Questo non è il modo in cui Gesù ha mostrato che dovremmo vivere.

 

Come sconfiggere la scortesia

Cosa possiamo fare per combattere questa malattia della rabbia, il demone della scortesia? Nella Bibbia troviamo la risposta, nel libro di Giacomo, al capitolo 1. L’essenza della prima parte del capitolo è che guadagniamo cose positive quando affrontiamo le prove. In parte, questo significa che affrontare correttamente le problematiche quando queste si presentano ci aiuta a essere pronti per problemi più significativi, quando questi si presenteranno in futuro. Se non stiamo andando così bene con questa prova di rabbia, forse ci è sfuggito qualcosa in precedenza. Tuttavia, non dobbiamo temere. Non dobbiamo pensare di essere privi di speranza.

Notando il problema, possiamo capire che c’è una soluzione. Giacomo 1:19-20 dichiara: “Sappiate questo, fratelli miei carissimi: che ogni uomo sia pronto ad ascoltare, lento a parlare, lento all’ira; perché l’ira dell’uomo non compie la giustizia di Dio”. Siate veloci a sentire, rapidi nell’ascoltare. Molti dei problemi del mondo potrebbero essere risolti attuando questa tattica. E noi possiamo utilizzarla per aiutare nelle aree in cui abbiamo una qualche influenza.

Essere rapidi ad ascoltare significa che dovremmo interessarci a ciò che gli altri dicono, anche se non siamo d’accordo con loro. La nostra mancanza di capacità di ascolto può contribuire in maniera significativa al motivo per cui molti giovani adulti si trovano a lasciare la Chiesa Cristiana Avventista del Settimo Giorno.

E poi il secondo passo del processo di Giacomo 1:19 ci dice che dovremmo essere lenti a parlare. Prima di dire qualcosa o di pubblicarla online, dovremmo chiederci se è vera, utile, ispirante, necessaria e gentile.

Seguendo questi due passi, il terzo diventa più facile: essere lenti all’ira o alla rabbia.

Ridurre al minimo la nostra ira massimizza la nostra capacità di essere accattivanti con gli altri. Satana lo sa, ed è per questo che spinge tutti a cadere nell’ira, indipendentemente dal nostro pensiero su un dato argomento. Una componente chiave del suo inganno e dell’infezione di questa malattia consiste nel corrompere la nostra visione in merito a chi sono le altre persone. Quando qualcuno non la pensa come noi, tendiamo a pensare che valgano di meno. Anche questo non è l’esempio che Gesù ci ha lasciato.

Matteo 25:31-40 contiene un potente promemoria che ci ricorda come coloro che potremmo considerare “estranei” siano davvero persone molto importanti. Il capitolo 70 del libro “La speranza dell’uomo”, intitolato “Uno di questi miei minimi fratelli”, è il vostro compito prescritto. Leggendo questo capitolo credo che avrete una rinnovata comprensione del cuore di Dio. Notate bene, le persone a cui si fa riferimento in questo capitolo sono quelle che hanno “cuori bisognosi di consolazione”. Ovunque, troviamo numerose persone che hanno cuori bisognosi di consolazione. Quelle persone sono repubblicane, democratiche, indossano mascherine, non indossano mascherine, si vaccinano, rifiutano il vaccino. Ognuna di loro ha bisogno dell’amore di Gesù, non del demone della scortesia. Quale dei due elementi siete pronti a mostrare loro?

 

 

(1) Ellen G. White, The Sanctified Life, p. 16.

 

 

Di Shane Hochstetler, Southern Tidings

Fonte: https://www.adventistreview.org/the-demon-of-unkindness

Traduzione: Tiziana Calà

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