Che cosa spinge una persona con una carriera avviata in un lavoro rinomato e molto ben remunerato a lasciare tutto per un lavoro più accattivante ma decisamente meno pagato, a qualche chilometro da casa sua? Questa è la storia di Philippe Monnard.
Nato da madre serba e padre svizzero, sono cresciuto a Gland dove ho frequentato la chiesa di Lignière durante tutta la mia infanzia e adolescenza. La chiesa e la fede hanno sempre avuto spazio nella mia vita anche se, come molti, ho attraversato dei momenti in cui ho messo in discussione i miei principi. Tuttavia la preghiera è sempre stata un mezzo attraverso il quale mi sono messo in contatto con il Signore nei momenti cruciali della mia vita, prima di prendere decisioni importanti. Il mio percorso non è sempre stato lineare e facile, ho anche avuto dei passaggi tortuosi ma Dio mi ha sempre accompagnato e guidato; è proprio quello che ha fatto con i miei studi.
Dopo sette anni di studi scientifici, proprio mentre stavo preparando un dottorato in chimica, mi sono reso conto che quella non era la mia strada. Non ero fatto per essere un ricercatore chimico. A 25 anni, con grande sorpresa della mia famiglia e dei miei amici, ho interrotto quel percorso. Quello è stato uno dei momenti in cui ho pregato Dio per capire cosa dovevo fare. Avevo pensato di lavorare come revisore contabile ma i ritmi allarmanti e l’esigenza di viaggiare spesso all’estero mi avevano fatto cambiare idea; quello stile di vita non si addiceva infatti al mio desiderio di mettere su famiglia. Dopo aver riflettuto su quello che volevo per me stesso e dopo aver pregato, mi sono finalmente indirizzato nel settore della finanza. Niente a che vedere con quello che avevo studiato per così tanti anni ma in quel periodo il mondo delle banche cercava dei profili scientifici che potessero lavorare su modelli per il controllo dei rischi.
Potrebbe stupire che, da cristiano, io abbia scelto questo settore, sapendo che il mondo finanziario è spesso associato al desiderio del profitto, allo stress e alla figura degli “squali della finanza”, tutti valori in contrasto con la Bibbia e con gli insegnamenti di Gesù. Ma la mia fede e il mio impegno nei confronti del Signore hanno guidato la mia scelta e sono sicuro che è stato proprio Dio a farmi avviare in questa direzione. In effetti, anche se il settore bancario non ha un legame evidente con la spiritualità, ho sempre trovato un significato e un modo di mettere in luce i miei principi personali e religiosi. Specializzandomi nel controllo dei rischi, ho scelto un settore che punta a proteggere le banche, i loro clienti e la stabilità economica del paese.
Ho quindi seguito un corso di formazione arrivando a ottenere un diploma come analista finanziario. Questo mi ha portato a stare in stretto contatto per tanti anni con l’ambiente alla moda delle grandi banche svizzere. Sono stati anni che mi hanno fatto maturare una grande esperienza, anni in cui ho lavorato con grande interesse; mi piaceva quello che facevo. Ho lavorato per diversi anni a Zurigo, trasferendomi per un anno e mezzo a New York per poi tornare definitivamente nella zona di Ginevra nel 2007. Era un mestiere di grande responsabilità che mi piaceva molto. Visto che gli interessi finanziari sotto la mia responsabilità e di quella dei miei colleghi erano grandi, la mia retribuzione era alta. Questo permetteva a me e alla mia famiglia di vivere una vita agiata, senza eccessi.
Dopo un anno e mezzo a New York, in piena crisi finanziaria, ho voluto cambiare posto e datore di lavoro. Sempre alla ricerca di una direzione e del rispetto dei miei principi, ho iniziato a lavorare in una banca privata di Ginevra che mi ha permesso di orientarmi nella gestione dei portafogli finanziari. Era un ambito che mi rappresentava e mi si adattava perfettamente perché si trattava di gestire i fondi pensionistici di una parte della popolazione svizzera e quindi di assicurare ai nostri anziani delle buone pensioni. Ho lavorato in questo settore per 6 anni. Nel corso del tempo il mio lavoro è leggermente cambiato, passando dalla gestione dei fondi pensione ai fondi di persone decisamente benestanti. Poco alla volta il mio lavoro iniziava a perdere parte del suo significato; avevo di nuovo voglia di affrontare nuove sfide.
Due o tre anni prima, con mia moglie cercavamo dove mandare a scuola i nostri due figli. Avevamo incontrato un’insegnante la cui filosofia educativa ci aveva convinto a mandare i nostri ragazzi alla scuola avventista di Collonges-sous-Salève, il complesso scolastico Maurice Tièche. Questa scelta sollevava altre problematiche visto che abitavamo verso Nyon e non avevamo intenzione di fare così tanti chilometri tutti i giorni per portare e riprendere i ragazzi da scuola. Ancora una volta, mettendo il progetto e le relative difficoltà in preghiera, abbiamo ricevuto delle risposte. Mia moglie ha infatti trovato lavoro al campus e noi abbiamo visto questo contratto di lavoro come una risposta del Signore. Dal momento in cui mia moglie avrebbe lavorato nello stesso edificio dove i ragazzi sarebbero andati a scuola, la logistica sarebbe stata più facile. Le cose si incastravano alla perfezione ed eravamo consapevoli che Dio ci guidava nel percorso. Ci siamo letteralmente sentiti guidati verso il campus di Collonges. Però questa soluzione non risolveva comunque il problema dei chilometri. Ma ancora una volta Dio aveva un piano per noi e ci ha aiutato a trovare una sistemazione a Ginevra, proprio in un momento in cui il mercato immobiliare era fermo. Nonostante il prezzo elevato, abitare a Ginevra ci avvicinava molto al campus: tutto sembrava combaciare alla perfezione. Ci siamo quindi trasferiti e i ragazzi hanno iniziato a frequentare la scuola Maurice Tièche, scelta di cui ancora oggi siamo molto felici. È stata una vera e propria benedizione. E quindi per tre anni abbiamo vissuto così: io lavoravo in una banca in Svizzera e mia moglie e i miei figli andavano ogni giorno in Francia.
Ma questa situazione non sarebbe durata a lungo. Ci aspettava una nuova svolta, più importante delle precedenti.
Nel 2012 ho scoperto che il campus cercava un dirigente finanziario; ho pensato subito di presentare la mia candidatura. L’idea era nata anche dopo aver saputo che l’esistenza stessa della scuola era rimessa in discussione a causa di problemi finanziari. Mi sono fatto tante domande prima di arrivare a chiedermi: perché non provare ad aiutare questa scuola che mi sta così tanto a cuore e che fa tanto bene ai miei figli? Ho deciso quindi di presentare la mia candidatura. Sapevo che se mi avrebbero preso, sarebbero cambiate tante cose nella mia vita e in quella della mia famiglia, soprattutto a livello economico. Avevo esaminato il costo della vita in Francia e mi ero stabilito uno stipendio minimo sotto il quale non avrei accettato il lavoro. Ero in pace, sereno, in attesa di vedere il piano che Dio aveva per me. Qualche giorno dopo ho avuto un incontro con i responsabili del campus; la loro proposta di stipendio corrispondeva esattamente alla cifra minima che mi ero fissato, né più né meno! Ho letto in questo la risposta del Signore e ho deciso di accettare il lavoro. Così è iniziata per noi una nuova vita.
Come in ognuna delle tappe più importanti, tutte le nostre decisioni (il trasferimento a New York, il cambio di banca, l’iscrizione dei ragazzi a Collonges, etc.) sono state messe in preghiera per conoscere e poi seguire la Sua volontà. E ogni volta “i pianeti si sono allineati” facilitando il nostro processo decisionale prima e la messa in pratica poi. Invece per il mio arrivo a Collonges non tutti i tasselli si sono sistemati al primo colpo. Con il mio nuovo stipendio non potevamo più permetterci l’affitto della nostra casa a Ginevra; prima di cambiare lavoro dovevamo quindi trasferirci in Francia. Ma avevamo firmato un contratto d’affitto per 5 anni che sarebbe scaduto solamente dopo due anni. Quindi prima di trasferirci dovevamo trovare un nuovo inquilino. Il mercato immobiliare si era un po’ ripreso e il nostro affitto era tra i più alti esistenti. Ci sono voluti circa 6 mesi prima di trovare qualcuno che sarebbe venuto ad abitare in quella casa. E per quei sei mesi abbiamo vissuto senza sapere a cosa saremmo andati incontro. Nonostante questo ostacolo eravamo sicuri che stavamo avendo la vita che il Signore voleva per noi. Questa esperienza mostra che anche quando è il Signore a dirigere le cose, non è tutto rosa e fiori. Anche se è Dio ad aprire una porta, possiamo comunque trovarci su un percorso accidentato. Anche se il Signore ha dato la Sua approvazione per un progetto, da parte nostra dobbiamo impegnarci, fare sforzi e rinunce, armarci di pazienza… per il nostro bene più grande.
Può meravigliare questo mio cambiamento di vita, specie se consideriamo il cambiamento di stipendio. Si potrebbe anche dire che ho rinunciato a uno stipendio importante per un ritmo di vita più tranquillo. Ed è vero che il fatto di abitare vicino al mio posto di lavoro, circondato da persone che condividono le mie convinzioni e i miei valori, avere a disposizione più tempo da trascorrere con la mia famiglia è una vera e propria benedizione, un grande piacere. Ma contrariamente a quello che si potrebbe pensare, non ho lasciato il mondo della finanza spinto dal disprezzo. Non ho vissuto questo mondo come un peso o come fonte di stress, anche se il mio lavoro implicava delle grandi responsabilità. Quando tornavo a casa da lavoro, riuscivo a staccare completamente.
Nel contesto di Collonges, le cose sono un po’ diverse. Il mio impegno non si ferma agli orari di lavoro, finito il mio turno non riesco a staccare da tutto. Le problematiche umane sono spesso più difficili da gestire rispetto ai fondi dei clienti della banca. Il mio lavoro al campus non è quindi necessariamente più tranquillo rispetto a quando lavoravo in banca. Però alla fine di ogni anno scolastico, in occasione della consegna dei diplomi, ho l’opportunità di ascoltare le testimonianze degli studenti che condividono tutto quello che il campus ha dato loro. E queste testimonianze, per uno come me, sempre alla ricerca di dare un significato alle cose, mi riempiono e mi fanno sentire felice e realizzato. Incrocio molti studenti che hanno all’incirca la mia età e che hanno rinunciato a tutto per formarsi e mettersi al servizio. Li ammiro moltissimo perché io ho cercato di assicurarmi uno stipendio che mi permettesse di vivere con una certa tranquillità. Ma la maggior parte di queste persone non raggiunge quello stipendio minimo, continuando, nonostante questo, a portare avanti la propria missione, atteggiamento che è fonte di grande ispirazione per me.
È questa la vera lezione da imparare. Mettendo la propria vita nelle mani del Signore, chiedendo il Suo parere prima di intraprendere una nuova mossa, Gli permettiamo di condurci per strade inaspettate nelle quali potrete trovare un significato per le vostre vite… che sia all’interno di un campus avventista o in una banca privata in Svizzera! Dio non ha una sola maniera di benedire i Suoi figli. Non esiste un solo modello da seguire. Considerando i vostri doni e le vostre aspirazioni, Dio creerà una strada per utilizzarvi e per rendervi felici perché una sola cosa è certa: vuole donarvi la vita e donarvela in abbondanza!