Il fatto che la Bibbia sia lo standard autorevole per la fede e la pratica implica non solo la sua veridicità e affidabilità, ma anche che la Bibbia sia sufficientemente chiara per essere compresa correttamente. Questa convinzione è ripetutamente affermata dagli scrittori biblici e da Gesù Cristo stesso. Domande come “non avete letto?” (cfr. Matteo 12:3,5; 19:4; 22:31; Marco 12:26) o riferimenti a “sta scritto” (Matteo 4:4,7,10) o affermazioni come “poiché tutto ciò che fu scritto nel passato, fu scritto per nostra istruzione, affinché, mediante la pazienza e la consolazione che ci provengono dalle Scritture, conserviamo la speranza” (Romani 15:4) indicano che Gesù e gli apostoli si aspettavano che le persone fossero in grado di leggere e comprendere il significato della Scrittura in modo accurato per poterla mettere in pratica fedelmente. Sebbene la risposta del lettore possa influenzare la capacità di comprendere il testo, la risposta del lettore non determina il significato del testo biblico. Il lettore può fraintendere la Scrittura, ma è il testo della Scrittura che in ultima analisi determina il proprio significato. È per questo che gli autori biblici fanno riferimento alla Scrittura più volte per stabilire i loro insegnamenti.
Perché alcuni passi della Bibbia sono difficili da comprendere?
In netto contrasto con gli scettici e i critici della Bibbia, gli scrittori biblici affermano la veridicità della Scrittura e non danno alcuna chiara garanzia dell’esistenza o della prevalenza di errori che metterebbero in dubbio l’autorità e l’affidabilità infallibile della Bibbia. Una ragione per cui alcuni percepiscono errori apparenti nella Bibbia è che si affidano a una traduzione scadente che potrebbe trasmettere un significato sbagliato o fuorviante delle parole originali. Per comprendere affermazioni difficili nella Scrittura, è meglio avere una conoscenza approfondita delle lingue bibliche e studiare la Bibbia in ebraico e greco. In caso contrario, prima di trarre conclusioni si dovrebbero almeno confrontare diverse buone traduzioni della Bibbia (1). È possibile che nel processo di trasmissione dei manoscritti della Bibbia si siano verificati alcuni errori (2). Tuttavia, gli errori minori che si sono insinuati nel processo successivo di copiatura e traduzione dei manoscritti della Bibbia sono così insignificanti che non c’è bisogno di inciampare in essi (3).
Eppure la domanda rimane: perché alcuni passi della Bibbia sono difficili da comprendere? Anche l’apostolo Pietro conosceva la sfida di comprendere alcuni scritti di Paolo nei quali “ci sono alcune cose difficili a capirsi, che gli uomini ignoranti e instabili travisano a loro perdizione come anche le altre Scritture” (2 Pietro 3:16). Le sfide di questi passaggi difficili della Bibbia sono state riconosciute da studenti seri nel corso della storia, e facciamo bene a ricordare che molto probabilmente non siamo i primi lettori della Scrittura a scoprirle. È molto probabile che altri attenti studiosi della Scrittura abbiano notato la stessa difficoltà molto prima di noi e che molto probabilmente abbiano trovato una soluzione. Il fatto che io non conosca una soluzione a un problema nella Scrittura non significa che non esista una soluzione (4).
Questo breve articolo non può trattare tutti gli aspetti relativi all’interpretazione della Bibbia (5), ma ecco alcune riflessioni che possono tornare utili per affrontare le difficoltà della Bibbia.
Affrontare le difficoltà nella Scrittura
Pietro afferma che solo “alcune cose” sono difficili da capire con Paolo. Non tutte le cose sono difficili da capire! Anzi, la maggior parte delle cose nella Scrittura sono abbastanza chiare e possono essere comprese molto bene. Non dobbiamo lasciare che le poche affermazioni della Bibbia che sono più difficili oscurino i molti passaggi che sono chiari. Dobbiamo decidere se vogliamo costruire la nostra fede su cose incerte e difficili da capire o se vogliamo costruire la nostra fede su cose molto chiare. Un principio importante dell’interpretazione biblica è che dobbiamo sempre passare dalle affermazioni chiare della Scrittura a quelle meno chiare. Il nostro obiettivo è quello di far luce dalle affermazioni chiare della Bibbia sui passaggi più impegnativi. Mai il contrario.
Nel trattare le affermazioni bibliche, dobbiamo anche ricordare che gli scrittori della Bibbia usavano spesso un linguaggio non tecnico, ordinario e quotidiano per descrivere le cose. Per esempio, parlavano dell’alba (cfr. Numeri 2:3; Giosuè 19:12) e del tramonto (cfr. Deuteronomio 11:30; Daniele 6:14), cioè usavano il linguaggio dell’apparenza piuttosto che quello scientifico. Non bisogna confondere una convenzione sociale con un’affermazione scientifica. La necessità di precisione tecnica varia a seconda della situazione in cui viene fatta un’affermazione. Pertanto, l’imprecisione non può essere equiparata alla non veridicità. Inoltre, gli autori biblici non scrivevano in un esperanto celeste tecnicamente perfetto ma sconosciuto, ma in un linguaggio ordinario e quotidiano. Ogni linguaggio umano è carente nella sua capacità di descrivere la totalità della realtà. Tuttavia, il linguaggio usato dagli autori biblici non è fuorviante in ciò che descrive, ma riflette fedelmente ciò che Dio voleva comunicare attraverso di esso. Anche gli esseri umani fallibili sono pienamente in grado di comunicare in modo veritiero. Da qui l’avvertimento ripetuto nella Scrittura di non cambiare o aggiungere nulla alla Parola scritta (cfr. Deuteronomio 4:2; 12:32; Apocalisse 22:18-19).
Nell’affrontare le difficoltà della Scrittura, dobbiamo anche ricordare che molti dei cosiddetti errori non sono il risultato della rivelazione di Dio, ma sono il risultato dell’interpretazione errata degli uomini. Ellen White ha sottolineato che “molte opinioni contraddittorie riguardo a ciò che la Bibbia insegna non derivano da alcuna oscurità del libro stesso, ma dalla cecità e dal pregiudizio degli interpreti. Gli uomini ignorano le chiare affermazioni della Bibbia per seguire la loro ragione perversa” (6). Quindi, spesso il problema non è tanto il testo biblico, quanto piuttosto l’interprete. È stato detto che per alcune persone i versetti biblici più difficili non sono quei passaggi difficili da capire, ma piuttosto quelle affermazioni della Scrittura che possono chiaramente comprendere ma a cui non sono disposti a ubbidire.
Questo porta a un’altra sfida nell’interpretazione biblica che spesso affrontiamo quando ci troviamo di fronte a passi difficili. Il peccato ha un effetto negativo sulla nostra comprensione della Scrittura. Il peccato oscura la nostra comprensione della Parola di Dio e porta all’orgoglio, all’autoinganno, al dubbio e a una distorsione del significato che alla fine sfocia nella disubbidienza (7). Il mancato desiderio di seguire la volontà rivelata di Dio influisce negativamente sulla nostra capacità di crescere nella comprensione della Scrittura e di interpretarla correttamente. La disubbidienza e il peccato deliberato sono ostacoli efficaci alla conoscenza della verità di Dio (cfr. Salmo 66:18). Una persistente opposizione alla verità rivelata da Dio porta a un punto in cui la persona disubbidiente non è in grado di ascoltare e comprendere correttamente la Parola di Dio.
Avvicinarsi alla Scrittura con lo spirito giusto
Cosa bisogna fare, allora, per affrontare lo studio della Parola di Dio, compresi quei passaggi difficili, con lo spirito giusto? (8)
Mantenere l’integrità: Quando affrontiamo un passaggio difficile della Scrittura, facciamo bene ad affrontarlo in perfetta onestà. Dio “si compiace della rettitudine” (cfr. 1 Cronache 29:17). Ciò implica, innanzitutto, che riconosciamo una difficoltà e non cerchiamo di oscurarla o di eluderla. Una persona onesta ha una mentalità aperta e ricettiva nei confronti del messaggio e dell’argomento di studio. Inoltre, l’onestà comprende la volontà di non distorcere le prove o di giungere a conclusioni premature a causa della mancanza di prove. Negli studi biblici e archeologici, l’assenza di prove esterne non è una prova dell’assenza di cose affermate dalla Scrittura. L’onestà richiede anche l’uso di metodi di indagine adeguati. Per spiegare e comprendere correttamente la Parola di Dio, non possiamo utilizzare metodi con presupposti naturalistici, basati su premesse atee che vanno contro la Parola di Dio.
Affrontare le difficoltà con la preghiera: La preghiera non sostituisce il duro lavoro e lo studio approfondito. Nella preghiera, tuttavia, confessiamo di dipendere da Dio per comprendere la sua Parola. È un’espressione di umiltà che riconosce che Dio e la sua Parola sono più grandi della nostra ragione umana e persino della nostra attuale comprensione. In ginocchio possiamo chiedere la guida dello Spirito Santo e ottenere una nuova prospettiva del testo biblico che non avremmo avuto se ci fossimo messi al di sopra della Parola di Dio.
Spiegare la Scrittura con le Scrittura: Con Dio come autore ultimo della Scrittura, possiamo presumere un’unità fondamentale tra le sue varie parti. Ciò significa che per affrontare aspetti impegnativi della Scrittura, dobbiamo affrontare tutte le difficoltà in modo scritturale. La migliore soluzione alle difficoltà della Bibbia si trova nella Bibbia stessa. Non c’è spiegazione migliore che spiegare la Scrittura con la Scrittura stessa. Ciò significa che dobbiamo confrontare la Scrittura con la Scrittura, prendendo in considerazione il contesto biblico in cui si trova una data affermazione.
Essere pazienti: Sebbene tutti gli aspetti sopra menzionati possano aiutare ad affrontare con fiducia qualsiasi difficoltà presente nella Scrittura, non sempre si arriverà a una soluzione facile o rapida. Dobbiamo essere determinati a lavorare pazientemente per trovare una soluzione, per quanto tempo, studio e riflessione possano richiedere. Allo stesso tempo, quando lottiamo con passaggi biblici difficili, dobbiamo concentrarci sui punti principali e non farci sopraffare o perdere in alcuni dettagli insignificanti. E se alcuni problemi continuano a sfidare anche i nostri sforzi più assidui per risolverli, non dobbiamo scoraggiarci. Forse Dio ha permesso l’esistenza di alcune parti difficili della Scrittura per dimostrare quanto siamo determinati a studiarne il significato e quanto la Bibbia sia importante per noi. Parte della nostra perseveranza è la capacità di vivere con domande aperte, ma di abbracciare con gioia e ubbidire ai molti passaggi che ci sono chiari.
(1) Per una recente valutazione della forza e delle debolezze delle varie traduzioni della Bibbia da una prospettiva avventista, fare riferimento a Clinton Wahlen, “Variants, Versions, and the Trustworthiness of Scripture”, in Frank M. Hasel, ed., Biblical Hermeneutics: An Adventist Approach (Silver Spring, Md.: Biblical Research Institute, 2020), pp. 63-103.
(2) Ellen G. White, Selected Messages (Washington, D.C.: Review and Herald Pub. Assn., 1958, 1980), libro 1, p. 16; cfr. Ellen G. White, The Great Controversy (Mountain View, Calif.: Pacific Press Pub. Assn., 1911), p. 246.
(3) E. G. White, Selected Messages, libro 1, p. 17.
(4) Alcuni libri recenti che trattano di passaggi biblici difficili sono: Gerhard Pfandl, Interpreting Scripture: Bible Questions and Answers (Silver Spring, Md.: Biblical Research Institute, 2017); Gleason L. Archer, Encyclopedia of Bible Difficulties (Grand Rapids: Zondervan, 1982) e Walter C. Kaiser, Jr., Peter H. Davids, F. F. Bruce e Manfred T. Brauch, Hard Sayings of the Bible (Downers Grove, Ill.: InterVarsity Press, 1996).
(5) Se si vuole approfondire ed esplorare aspetti importanti dell’interpretazione biblica, si veda la discussione in Frank M. Hasel, ed., Biblical Hermeneutics: An Adventist Approach.
(6) Ellen G. White, Thoroughness in Christian Work, Review and Herald, 27 gennaio 1885, par. 8.
(7) Fare riferimento a Frank M. Hasel, Presuppositions in the Interpretation of Scripture, in George W. Reid, ed., Understanding Scripture: An Adventist Approach (Silver Spring, Md.: Biblical Research Institute, 2005), pp. 30-32.
(8) Frank M. Hasel, Are There Mistakes in the Bible? in Gerhard Pfandl, ed., Interpreting Scripture: Bible Questions and Answers(Silver Spring, Md.: Biblical Research Institute, 2017), pp. 38-40.
Di Frank M. Hasel, direttore associato dell’Istituto di ricerca biblica della Conferenza Generale degli avventisti del settimo giorno.
Fonte: https://adventistreview.org/magazine-article/dealing-with-difficult-bible-texts/
Traduzione: Tiziana Calà