Quando, poco prima delle vacanze scolastiche di metà anno, Sydney è tornata in lockdown, mi è sembrato di vivere un déjà-vu. Tornare a lavorare da casa, contatti limitati con gli altri, servizi di culto e programmi modificati, rimandati o cancellati. A differenza della prima volta, dove, almeno per me, c’era un po’ più di prontezza e novità (il fatto che fossi in congedo di paternità ha certamente aiutato), questo lockdown mi è sembrato più estenuante.
Ma posso ammettere una cosa? Ero in parte felice di tornare a lavorare da casa dopo un paio di mesi stressanti. Non alzarsi dal letto fino all’inizio del lavoro, non lasciare (mai) la tuta o il pigiama per vestirsi per il lavoro, stare al caldo, comodo, a casa.
È liberatorio essere svincolati da certi obblighi e avvenimenti.
È facile prendere confidenza con i vestiti e i cibi di conforto. Ma la comodità non è sempre sinonimo di “sano” o “buono”.
Infatti, la comodità può essere pericolosa. Con la comodità arriva la compiacenza e l’eccesso. La disciplina è più difficile da mantenere. Si evitano a tutti i costi il dolore e la scomodità.
Il dolore che deriva dall’esercizio fisico e lo sforzo conseguente è necessario per molti di noi, che abbiamo uno stile di vita sedentario, lavorando da casa. Allo stesso modo, le discipline spirituali sono spesso scomode, compresa la decisione di condividere Gesù. Il suo sentiero non è facile da percorrere ed egli non ha mai promesso la comodità. Per il mondo, la sua via è pazzia (cfr. 1 Corinzi 1:18). Anche le discipline spirituali sono scomode. Diventa più difficile leggere la nostra Bibbia e pregare, mentre diventa più facile guardare la televisione o scorrere i social media.
Voglio parlare in maniera franca. In questo momento storico, molti di noi stanno scegliendo la comodità a causa di un trauma collettivo. Una pandemia mondiale, non vedere la propria famiglia, avere una libertà limitata: sono tutte sfide difficili da affrontare. Quindi dobbiamo riconoscere il burnout e non accumulare pressione su noi stessi. È facile essere scoraggiati e accumulare ulteriore senso di vergogna sui nostri sentimenti già colpevoli.
Dobbiamo essere gentili con noi stessi. Ma soprattutto, abbiamo bisogno dello Spirito Santo. Solo Dio può guarire le ragioni di base per cui cerchiamo la comodità piuttosto che la scomodità. Solo Dio può mandarci il suo Spirito Santo per spingerci a lasciare la nostra zona di comfort, per fare qualcosa di “scomodo” per Lui. Dio usa la nostra scomodità per la nostra crescita e per il suo regno. Gesù illustra questo principio nel suo discorso sul chicco di grano.
“In verità, in verità vi dico che se il granello di frumento caduto in terra non muore, rimane solo; ma se muore, produce molto frutto. Chi ama la sua vita, la perde, e chi odia la sua vita in questo mondo, la conserverà in vita eterna” (Giovanni 12:24-25).
Come esseri umani la nostra carne fa guerra al nostro spirito. E la nostra carne cerca comodità, agio e felicità. Ma la gioia vale molto di più. Vivere la chiamata di Dio per la nostra vita è fonte di gioia, persino in tempi di difficoltà e oscurità. Può essere scomodo. Chiedete ai primi apostoli, che hanno affrontato la persecuzione e la morte. Chiedete a qualsiasi missionario o leader cristiano. Vivere secondo la volontà di Dio non è sempre fonte di comodità. Eppure, per la nostra crescita e il nostro sviluppo spirituale, dobbiamo essere sfidati, caricati e lasciati fuori dalla nostra zona di comfort, in contatto con gli altri. Dio può ancora servirsi di noi, pur nella “scomodità”.
Il problema con la chiesa di Laodicea è che sono comodi, a loro agio (cfr. Apocalisse 3:14-22). Credono di essere ricchi, ma non si rendono conto di essere poveri, miserabili e nudi. In questo periodo, questa lettera della Bibbia si legge non tanto come una critica a qualsiasi denominazione o chiesa di un determinato periodo storico, ma come una sfida al singolo individuo. Mentre mi godo le ricchezze della vita, le benedizioni che mi circondano, sono disposto a essere spinto o sfidato per il bene del Vangelo? Sono disposto a lasciare la mia vita, a trovare comodità nella scomodità? Qualcosa deve cambiare o la mia comodità finirà per uccidermi (mangiare continuamente “cibo di conforto” e non fare esercizio fisico rischia di essere letale).
Eppure scopro di non riuscire a lasciare la mia zona di comfort con le mie sole forze. Ho bisogno di comprare dallo Spirito Santo oro che è stato raffinato dal fuoco, così che i miei occhi possano vedere le realtà spirituali e una veste che mi rivesta della giustizia di Gesù. Forse con quella nuova veste, potrò finalmente uscire da questi pantaloni della tuta.
Di Jarrod Stackelroth
Fonte: https://record.adventistchurch.com/2021/08/12/seeking-discomfort-when-comfort-becomes-dangerous/
Traduzione: Tiziana Calà