Non riesco nemmeno a descrivere quanto eravamo stressati io e mio marito quando, dopo la nascita di nostra figlia, abbiamo dovuto darle un nome. Essendo una pianificatrice naturale, avevo una lista di nomi per i miei futuri figli molto prima di sposarmi, ma nemmeno questo è stato sufficiente ad aiutarci quando è arrivato il momento di compilare il modulo per decidere il nome che avrebbe usato e con cui si sarebbe identificata per tutta la vita. Abbiamo sentito un pesante fardello di responsabilità! Per due settimane abbiamo cambiato il suo nome, provando diverse opzioni per trovare un nome che ci sembrasse rappresentare al meglio la sua personalità (cosa non facile da determinare per un neonato). Alla fine siamo arrivati a un nome, Lacey, che ci sembrava il più adatto. A distanza di più di tre anni è cresciuta con il suo nome, che la rispecchia perfettamente: “gentile, creativa e determinata, con una naturale capacità di entrare in contatto con gli altri”.
Recentemente ho scritto un articolo per Record sulle persone della Bibbia a cui sono stati assegnati nuovi nomi. È interessante notare che ogni cambiamento è avvenuto in un momento importante, con il nuovo nome che segna un momento rivoluzionario nella loro vita. Naomi (che significa “piacevole”) chiese di essere chiamata Mara (che significa “amara”) al ritorno in patria, dopo aver perso il marito e i figli. Giuseppe impressionò a tal punto il faraone da passare da schiavo imprigionato a braccio destro di tutto l’Egitto, adottando non solo un nuovo nome egiziano (“Safnat-Paneac”) ma prendendo anche una moglie proveniente da una potente famiglia egiziana.
Ci sono poi le storie di Abramo (Abraamo), Giacobbe (Israele) e Simone (Pietro). Questi tre uomini hanno qualcosa in comune: hanno avuto momenti discutibili nella loro vita, momenti che hanno plasmato il quadro di ciò che gli altri, e forse anche loro stessi, vedevano come la loro identità. Abramo mostrò una fede imperfetta quando per paura disse al faraone che Sara era sua sorella e non sua moglie; Giacobbe fu disonesto nel modo in cui acquisì la primogenitura da suo padre; e Pietro si addormentò quando invece gli era stato chiesto di pregare nel giardino del Getsemani e negò di conoscere Gesù per tre volte, anche dopo aver detto: “Quand’anche dovessi morire con te, non ti rinnegherò” (Matteo 26:35).
Ma Dio guardò questi tre uomini e seppe che non erano ciò che facevano nei loro momenti di paura o di infedeltà, e nemmeno ciò che gli altri dicevano che fossero. E non erano nemmeno ciò che potevano pensare di loro stessi. Erano ciò che Dio dice che erano: perdonati, liberi, chiamati e santificati. I nuovi nomi designati da Dio catturano l’essenza divina di chi ciascuno di questi uomini sarebbe diventato: Abraamo, che ha generato una nazione; Israele, che ha lottato con Dio ma ha vinto ed è stato benedetto; e Pietro, che è stato una roccia per la costruzione della chiesa.
Come a queste persone Dio ha assegnato una nuova identità, così a noi discepoli di Cristo. Assumiamo questa identità quando scegliamo di accettare il dono del sacrificio di Gesù per noi. Quando abbracciamo questa identità, alcune delle caratteristiche che assumiamo sono:
- una nuova creazione in Cristo (cfr. 2 Corinzi 5:17);
- un figlio di Dio (cfr. Giovanni 1:12);
- un amico di Gesù (cfr. Giovanni 15:15);
- giustificato e redento (cfr. Romani 3:24);
- un erede di Dio (cfr. Romani 8:17);
- un tempio dello Spirito Santo (cfr. 1 Corinzi 6:19);
- un ambasciatore per Cristo (cfr. 2 Corinzi 5:20);
- eletto e adottato (cfr. Efesini 1:4-5);
- cittadino del regno dei cieli (cfr. Filippesi 3:20);
- non più schiavo, ma libero (cfr. Galati 5:1).
Questi nomi, queste caratteristiche, sono il modo in cui Dio ci fa sapere che siamo conosciuti, amati e progettati per uno scopo più grande di quanto potremmo mai immaginare. Siete perdonati, liberi, chiamati e santificati. L’identità di Dio per voi è un riflesso del suo amore eterno.
Di Danelle Stothers
Fonte: https://record.adventistchurch.com/2024/02/14/who-does-god-say-that-you-are/
Traduzione: Tiziana Calà