Una donna data in adozione da neonata racconta la storia dei suoi 18 anni di ricerca dei suoi genitori naturali. “Volevo sapere perché non mi volevano. Volevo che mi dicessero perché mi avevano data via”.
Finalmente è riuscita a rintracciare suo padre, che ha accettato di incontrarla. “Non dimenticherò mai quel giorno”, afferma, spiegando che allo stesso tempo era spaventata ed eccitata, sperando che “questo potesse essere l’inizio di una relazione che avevo desiderato per tutta la vita”.
Quando si incontrarono, suo padre parlò per primo, dicendo: “Sei stata solo un errore”.
Da quel primo e unico incontro, ha rivissuto quelle parole. “Ho vissuto un periodo estremamente difficile a partire da quell’incontro doloroso. Non so se potrò mai perdonarlo per avermi abbandonata o per aver pronunciato quelle parole che mi hanno nuovamente spezzato il cuore”.
È una triste realtà che le persone si feriscono l’un l’altra con le parole e le azioni, con quello che viene detto o non detto, fatto o non fatto. Che l’atto sia intenzionale o meno, grande o piccolo, la ferita può durare a lungo e gettare un’ombra oscura sulla vita di una persona, arrecandole grande sofferenza.
Ecco perché il perdono è essenziale. L’opposto del perdono è il vendicarsi, l’infliggere ferite, l’esigere una punizione, il serbare rancore e il rispondere con dispetto. Ma vivere con queste emozioni negative mina la nostra pace, espelle la gioia ed erode la qualità della nostra vita. Ecco perché la Bibbia ci insegna a liberarci di “ogni amarezza, ogni cruccio e ira e clamore e parola offensiva con ogni sorta di cattiveria! Siate invece benevoli e misericordiosi gli uni verso gli altri, perdonandovi a vicenda come anche Dio vi ha perdonati in Cristo” (Efesini 4:31-32).
Per vivere bene, dobbiamo perdonare. Ecco sei modi per perdonare:
- Comprendere i benefici del perdono
Nel libro Forgive to Live: Healing the Hurts We Don’t Deserve, l’autore e il teologo Lewis Smedes dichiara: “Perdonare equivale a liberare un prigioniero e scoprire che il prigioniero eri tu”. Spingetevi a perdonare le ferite e i dolori comprendendo e apprezzando che il perdono è principalmente benefico per voi stessi.
Frederic Luskin, il direttore dello Stanford Forgiveness Project, afferma che “il perdono può ridurre le manifestazioni fisiche dello stress, ridurre la pressione sanguigna dell’ipertensione, migliorare la vitalità fisica e aumentare la compassione e l’ottimismo”.
- Migliorare la capacità di perdonare attraverso la pratica
Per diventare una persona veramente in grado di perdonare, cominciate dai piccoli sbagli. Perdonate prontamente ogni piccolo e lieve errore. Quando un membro della famiglia vi parla duramente, perdonatelo e andate oltre. Quando un collega è scortese con voi, perdonatelo e andate oltre. Quando qualcuno vi taglia la strada nel traffico, perdonatelo e andate oltre!
Iyanla Vanzant, autore di Forgiveness: 21 Days to Fogive Everyone for Everything, spiega: “Forse ti stai chiedendo: Perché dovrei voler praticare il perdono? La risposta è semplice. La pratica sviluppa l’abilità. L’abilità porta alla padronanza del perdono stesso”.
“Quando si padroneggia la pratica del perdono, diventa una cosa naturale, come respirare… L’unico vero modo per creare una vita più amorevole, produttiva e appagante è perdonare il passato. Lasciare andare il passato ci restituisce la piena energia del presente”.
- Sono in parte responsabile?
Il rabbino Rami Shapiro offre questo suggerimento nel suo testo Rabbi Rami Guide to Forgiveness: “Quando ti trovi in una situazione dolorosa, chiediti: Qual è la mia parte di responsabilità in questo dramma? Quale ruolo sto svolgendo per far sì che questo dramma si produca e continui nel tempo? Non prenderti tutta la responsabilità, analizza solo la tua parte. Questo non è un esercizio di ‘scarica barile’ dall’altro a te, ma è la consapevolezza che, per quanto banale possa sembrare, ci vogliono due persone per ballare il tango”.
Semplicemente ponendovi questa domanda, si aprirà un contesto più ampio che vi permetterà di trovare una soluzione. “Più vi accorgete della vostra responsabilità, più noterete che siete entrambi intrappolati nella stessa spiacevole situazione”, nota Shapiro. “Più vi rendete conto della trappola, più è facile concentrarsi su ciò di cui avete bisogno per uscirne, porre fine al dramma e andare avanti con la vostra vita”.
- Perdonare rapidamente
Il nostro istinto naturale è quello di coltivare il dolore. Ecco perché perdonare velocemente risulta difficile alla maggior parte delle persone. Eppure, viviamo dei momenti in cui ci sentiamo offesi da qualcuno; sentiamo subito una vocina che ci dice di “lasciar perdere”. Agiamo di conseguenza! Evitate di rimandare il perdono, che spesso conduce a una negazione del perdono stesso.
Il leggendario cantante Tony Bennett è stato testimone di un tale atto di perdono. Suo padre, John Benedetto, un immigrato italiano, gestiva un piccolo negozio di alimentari a New York. La famiglia viveva al di sopra della piccola attività commerciale. Una sera sentirono dei rumori al piano di sotto. Un uomo si era ubriacato e stava cercando di entrare, ma aveva difficoltà a farlo a causa dell’alcol. Tony andò quatto quatto al piano di sotto e scoprì che l’uomo era svenuto.
Chiamò la polizia che spiegò a Tony che se avesse sporto denuncia, l’uomo sarebbe stato arrestato e incarcerato. Sospirando, Tony si avvicinò all’uomo e gli chiese: “Hai un lavoro?”.
L’uomo scosse la testa no, troppo imbarazzato per parlare.
Allora Tony disse: “Bene, ora ne hai uno. Puoi lavorare per me, se vuoi”.
- Perdonare lentamente e in modo graduale
La maggior parte delle volte, si perdona in maniera graduale, permettendo al tempo e alla mente di creare lo spazio necessario per perdonare. All’inizio c’è spesso rabbia o addirittura ira, che di solito si trasforma in risentimento e frustrazione. Infine, qualsiasi amarezza persistente viene sostituita da una prospettiva più matura e obiettiva.
In un saggio intitolato I Am Slowly Learning How to Forgive You, l’autrice Holly Riordan delinea il suo processo di perdono: “Sto lentamente imparando a fare piccoli passi verso il perdono… Sto lentamente imparando a odiarti di meno e a compatirti di più… Sto lentamente imparando che rimanere arrabbiata con te è un altro tipo di punizione… Sto lentamente imparando che il perdono non è qualcosa che può accadere da un giorno all’altro… Sto lentamente imparando a perdonarti”.
Mentre lavorava sulla sua capacità di perdonare, Riordan cominciò a vedere sempre più chiaramente che serbare rancore diventava semplicemente “un altro tipo di punizione”. Continua dicendo: “Rimanere arrabbiata mi convince a tenere il cuore sotto controllo. Mi fa sembrare una persona rancorosa, fredda e spietata. Se voglio vivere la mia vita al massimo, allora non posso portarle rancore”.
- Aggiungere la generosità al perdono
Ci sono momenti in cui non solo riusciamo a perdonare, ma lo facciamo con cuore magnanimo e spirito benevolo. Proprio questo tipo di atteggiamento generoso e indulgente è stato dimostrato dal generale Douglas MacArthur alla cerimonia di resa del Giappone, il 2 settembre 1945.
Il generale MacArthur disse: “Siamo qui riuniti, in quanto rappresentanti delle maggiori forze belliche, per firmare uno storico accordo, grazie al quale la pace verrà ripristinata. Le questioni che riguardano gli ideali e le ideologie divergenti sono state determinate sui campi di battaglia del mondo, non sono quindi argomento di discussione o dibattito. Né spetta a noi qui riunirci, rappresentando come facciamo la maggioranza dei popoli della terra, in uno spirito di sfiducia, malizia o odio. Ma spetta piuttosto a noi, vincitori e vinti, elevarci a quella dignità superiore che solo si addice ai sacri propositi che ci accingiamo a servire, impegnando senza riserve tutti i nostri popoli a rispettare fedelmente gli impegni che sono qui formalmente chiamati ad assumere. È mia grande speranza, e speranza di tutta l’umanità, che con questa solenne occasione, possa emergere un mondo migliore, dal sangue e dalla sofferenza del passato. Un mondo basato su fiducia e comprensione. Un mondo dedito alla dignità dell’uomo e alla realizzazione del suo desiderio più ambito di libertà, tolleranza e giustizia”.
Ricordatevi che ogni volta che perdonate, rafforzate il vostro potere di liberare il dolore, di guarire, di provare gioia e di aumentare la felicità. Il perdono richiede sia forza che maturità, ed è per questo che Gandhi disse: “Il debole non è mai capace di perdonare. Il perdono è una caratteristica del forte”.
Di Victor Parachin, pastore consacrato, educatore nella tematica di perdita e lutto, autore di diversi libri sulla tematica del lutto. Vive a Tulsa, Oklahoma, USA.
Fonte: https://signsofthetimes.org.au/2020/01/the-art-of-forgiveness/
Traduzione: Tiziana Calà