Professionisti e depressione
I buoni avventisti non vanno in depressione! Se solo questa dichiarazione fosse vera non si precipiterebbero i ricercatori per investigare il segreto della loro immunità? Non vorrebbero la stessa protezione coloro che sono inclini alla depressione?
Molta buona gente e i loro pastori invece soffrono di questo dolore, e il “rimedio” che molti di loro scelgono è la negazione. Chiudendo gli occhi di fronte ai sintomi rivelatori, cercano di convincersi che in realtà non sono depressi.
Una parte di questo atteggiamento di nascondersi dall’idea della depressione nasce dal “test della felicità” che alcuni usano per misurare il benessere spirituale. Dopo tutto, Ellen White ha scritto che “coloro che amano Dio e la Sua verità dovrebbero essere le persone più felici del mondo”. Così, nel caso in cui la felicità non sia costantemente evidente nell’esperienza di vita del pastore, uno potrebbe essere tentato di chiedersi se una cadente esperienza spirituale possa essere causa della depressione.
Sebbene un declino dello stato spirituale di una persona possa coincidere o seguire ad un episodio di depressione, più spesso essa è causata da fattori che vanno al di là della mancanza di una vivacità spirituale.
Nel caso di Elia, l’estrema fatica fisica combinata alla paura e all’amara delusione portarono ad una profonda depressione e al suo disperato desiderio di morte. Per Isaia “era la perversità del popolo che portò la più profonda depressione al servo del Signore”. Nel caso di Paolo “la depressione dello spirito dalla quale soffriva l’apostolo era… attribuibile per gran parte alle infermità fisiche”.
“Con la memoria sempre davanti della propria trasgressione della legge di Dio, Davide sembrava moralmente paralizzato; era debole ed irresoluto”. Nonostante ciò, “nel suo grande pericolo Davide sfuggì alla depressione che per lungo tempo ha risieduto in lui”.
Troppo poco si sa delle depressioni sofferte da questi eroi della fede per concludere che i criteri diagnostici odierni per la depressione clinica possano essere a loro applicati. Due altri casi invece contengono visioni ulteriori sulle cause e sulla confortante garanzia che c’è una fine al tempo della depressione.
Anche i profeti erano umani
Ellen White scrisse di suo marito James: “Mi è stato mostrato che Dio non ha voluto che mio marito sostenesse i pesi che ha sostenuto per gli ultimi cinque mesi… Questo ha portato perplessità, stanchezza, debolezza nervosa, che hanno provocato scoraggiamento e depressione. Non soffre dolore fisico però il suo grande problema è combattere con la depressione dello spirito.” Un’altra volta ha riportato: “Mio marito è gioioso e felice. Tutta la depressione è svanita.”
La sua stessa esperienza è educativa. “Non è una cosa comune per me essere sopraffatta e soffrire così tanto la depressione dello spirito come ho sofferto negli ultimi mesi.” Riferendosi a una situazione diversa, scrisse: “Ho ricevuto lettere scoraggianti da Battle Creek. Mentre le leggevo ho sentito una depressione impossibile da descrivere, una crescente agonia della mente, che per un breve periodo sembrava paralizzare le mie energie vitali. Per tre notti ho a malapena dormito. I miei pensieri erano turbati e confusi.”
Le deviazioni dal suo normale livello di funzionamento erano in un netto contrasto con il sollievo che descrisse quando fu liberata dalla sua depressione: “Nella notte del 30 aprile 1871 sono andata a riposare molto depressa nello spirito. Per tre mesi sono stata in uno stato di grande scoraggiamento. […] Quando mi svegliai, la mia depressione era svanita, il mio spirito allegro, e ho sentito una grande pace. Le infermità che mi avevano reso non in condizione di lavorare erano state rimosse, e ho sentito una forza e un vigore che per mesi mi sono state estranee.
Identificazione e Trattamento
Identificare l’esatto motivo di depressione è spesso difficile, specialmente quando sono coinvolte diverse cause. Per esempio, i ministri del culto potrebbero avere una storia familiare di depressione, la struttura della loro personalità potrebbe predisporli alla malattia, potrebbero avere degli schemi di pensiero negativo profondamente radicati o potrebbe esserci un tragico evento innescante che ha provocato un episodio di depressione.
Qualunque sia la combinazione di cause di un particolare caso, un pastore ha diverse possibilità da considerare che possono aiutarlo ad alleviare la sofferenza sia dei sintomi che della radice delle cause della depressione.
Un’allettante opzione è non fare nulla. In media, una remissione spontanea di un episodio depressivo non trattato avrà luogo in circa otto mesi. Però potrebbe volerci anche più del doppio del tempo. Sembra poco saggio estendere la sofferenza di una persona inutilmente, e infliggere una derivata tristezza alla sua famiglia, quando il sollievo può arrivare molto prima.
Una seconda possibilità per un pastore è di concentrarsi a ridurre l’angoscia causata dai sintomi. Praticare intenzionalmente “il sano opposto” dei sintomi può fortificare una persona per confrontarsi con la sfida di affrontare le cause di fondo della depressione.
Una terza opzione è utilizzare le risorse disponibili. Non c’è vergogna nell’accettare assistenza quando si soffre di una malattia psichica debilitante come la depressione, la quale è tipicamente caratterizzata da livelli diminuiti di neurotrasmettitori nel cervello. Con l’aiuto medico, combinato con una consulenza evidence-based, il miglioramento arriverà plausibilmente in otto settimane piuttosto che in otto mesi!
Un salvatore comprensivo
Durante le ore più buie è rassicurante per i pastori ricordare che Gesù comprende grazie alla sua personale esperienza cosa significhi l’essere depresso. I discepoli “l’hanno frequentemente visto depresso, però mai prima d’ora così profondamente triste e silenzioso… Gemette a voce alta come se soffrisse sotto la pressione di un peso terribile… La sua figura era scossa dall’angoscia, e il suo volto pallido esprimeva una sofferenza che oltrepassa ogni descrizione.” Quando Cristo fu fortificato dall’angelo nel Getsemani, la sua “agonia non cessò, ma la Sua depressione e scoraggiamento Lo lasciarono.”
Senza ombra di dubbio, il nostro Salvatore simpatizza con le nostre infermità (vedere Ebr 4:15,16). Anche se alcuni pastori possano sentire che Dio sia distante e non responsivo, in realtà Gesù “ha cura di ognuno come se non ci fosse nessun altro sulla faccia della terra.” “Il desiderio di Dio per ogni essere umano è espresso nelle parole ‘Carissimi, desidero oltre ogni cosa che possiate prosperare ed essere in salute’.”
Le speranze offuscate dei pastori depressi possono essere ravvivate da queste intense assicurazioni che la loro depressione può veramente essere curata come risposta diretta alla preghiera, attraverso metodi naturali approvati dal cielo che portano resultati miracolosi, o attraverso gli effetti salutari del trattamento medico.
Fonte: http://www.adventistreview.org/1701-46
Traduzione: Dragan Bjelic