Gestione Cristiana della Vita. Alcuni principi di gestione finanziaria (parte 5)

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Le nostre risorse finanziarie sono un’arma a doppio taglio: guadagniamo la nostra vita attraverso il lavoro, un dono, un’eredità o altri guadagni; e utilizziamo queste stesse risorse per vivere, per acquisire i beni e i servizi necessari. Come un cesto bucato, ciò che entra esce quasi immediatamente. La nostra azione, in quanto amministratori dei beni divini, si colloca tanto a monte (attraverso il nostro lavoro, i nostri sforzi per “guadagnare” la nostra vita), quanto a valle (attraverso il nostro modo di spendere i nostri beni).

Nel nostro precedente articolo, abbiamo elencato i vari tipi di doni, decime e offerte che permettono di sostenere il lavoro dell’Evangelo attraverso la Chiesa. Oggi, esamineremo alcuni principi biblici di gestione dei nostri beni finanziari.

L’obiettivo della nostra gestione non è necessariamente l’accrescimento della ricchezza – sebbene ciò non sia di per sé sbagliato né escluso dal nostro impegno spirituale – ma l’istituzione di una linea guida che permetta a ciascuno di affrontare la realtà materiale della vita, rendendosi al contempo disponibile a partecipare all’opera della salvezza attraverso le nostre finanze.

 

  1. La proprietà di Dio. Tutto ciò che abbiamo appartiene a Dio (Salmo 24:1). Qualunque siano le risorse di cui parliamo, questo primo principio ci invita all’umiltà: Dio è il proprietario ultimo di tutto ciò che possediamo e il nostro ruolo è una gestione saggia e fedele. Ciò ci riporta anche alla nozione di co-responsabilità: pur non essendo proprietari dei nostri beni, ne abbiamo ricevuto il godimento e siamo invitati a farne un uso intelligente.
  2. Crescita e sviluppo. Con la parabola dei talenti (Matteo 25:14-30), Gesù ci insegna l’importanza, o addirittura la necessità, di far fruttare le nostre risorse e non lasciarle “marcire” o degradarsi. Fare “qualcosa” con i nostri beni è un dovere morale e spirituale. I nostri beni ci sono dati per essere valorizzati, affinché “rendano” e siano benefici (per noi stessi, per gli altri, per la chiesa). In questo contesto, la motivazione ad agire è altrettanto importante del risultato. L’esempio del terzo servo (Matteo 25:24-25) è significativo: la paura, ispirata da una cattiva conoscenza del suo padrone (“sei duro…”), lo conduce alla rovina.
  3. Condivisione e generosità. La Bibbia incoraggia la generosità e la condivisione con gli altri, in particolare con i bisognosi (2 Corinzi 9:7). Così, le nostre risorse materiali, tra le altre cose, hanno come obiettivo – oserei dire principale – di rispondere ai bisogni di tutti. La generosità va di pari passo con la solidarietà, che mi invita a condividere con coloro che, intorno a me, soffrono di mancanze vitali. Questa condivisione può essere vissuta direttamente, attraverso un impegno diretto e concreto nel mio vicinato, o tramite organizzazioni, istituzioni, associazioni che lavorano qui e oltre in favore dei più bisognosi.
  4. Evitare l’indebitamento: Le Scritture mettono in guardia contro l’indebitamento eccessivo (Proverbi 22:7) e incoraggiano a vivere secondo i propri mezzi. L’indebitamento crea disagio e il rischio di essere in balia di una situazione delicata, che peggiora o sotto il controllo di chi avrà prestato denaro (persona fisica o ente finanziario). Fa perdere autonomia e indipendenza. Questo principio richiama le nozioni di disciplina e appagamento. La disciplina, cioè un’azione riflessiva e organizzata delle proprie spese finanziarie, permette di evitare di trovarsi in una situazione delicata e di creare uno squilibrio, una mancanza o una minaccia per il futuro. L’appagamento (vedi 1 Timoteo 6:6) è un valore essenziale, che offre una visione di soddisfazione del nostro stato attuale, evitando il gioco del confronto e della ricerca del “sempre di più”. In questo senso, l’appagamento è un potente antidoto all’indebitamento.
  5. Pianificazione: È saggio pianificare e “budgetizzare” le proprie finanze e i propri progetti (Proverbi 21:5). Questo è uno strumento che ogni costruttore, imprenditore, amministratore utilizza quotidianamente. Permette di valutare le possibilità e i mezzi disponibili di fronte al progetto previsto. È garanzia di successo, consentendo al contempo un approccio spirituale profondo, ovvero pregare e studiare per comprendere la volontà di Dio nel nostro progetto. I testi biblici invitano così spesso alla saggezza, ispirata dallo Spirito di Dio (Giacomo 1:5) e alla preparazione adeguata (Luca 14:28-30).
  6. Risparmio e lavoro: La Bibbia sottolinea l’importanza del risparmio e della previdenza per il futuro (Proverbi 21:20). Le riserve e l’organizzazione delle risorse permettono di goderne al momento necessario, per affrontare situazioni a volte delicate (vedi per esempio, il piano di Giuseppe per affrontare la carestia annunciata in Egitto, Genesi 41:48-49). Sebbene Dio sia l’origine e il proprietario di tutte le risorse a nostra disposizione, l’impegno dell’uomo per seminare e raccogliere il proprio sostentamento è fondamentale. Il lavoro, lo sforzo e le competenze sono tanti strumenti che Dio ha dato per trarre il frutto della terra (vedi Proverbi 6:6-8).
  7. Gratitudine: Riconoscere e ringraziare Dio per tutte le sue benedizioni, ed essere consapevoli della sua provvidenza, è una chiave essenziale di una buona gestione (1 Tessalonicesi 5:18). Questo atteggiamento ci protegge dall’orgoglio e dall’egoismo, perché ci mette al nostro giusto posto: beneficiari delle bontà di Dio, amministratori dei suoi beni e dipendenti dalla sua benevolenza nei nostri confronti.
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