Le autorità cattoliche, tra cui Papa Francesco, e quelle protestanti, quest’anno hanno attivamente partecipato alla commemorazione del 500° anniversario della Riforma protestante. Il 31 ottobre 1517 è una data che ha cambiato il mondo occidentale; è la data nella quale il monaco tedesco Martin Lutero ha affisso una lettera alla porta della chiesa del castello di Wittenberg. Questa comprendeva 95 tesi contro la vendita delle indulgenze (documento che assicurava il perdono dei peccati), una pratica popolare della Chiesa cattolica dell’epoca. La cristianità occidentale, fino a quel momento quasi esclusivamente monolitica, iniziò a dividersi, con la conseguente nascita di centinaia di denominazioni protestanti, ciascuna con la pretesta di riformare la Chiesa. Al giorno d’oggi, è impossibile dire con certezza il numero esatto delle religioni cristiane, che comunque è stato stimato a decine di migliaia.
L’anno in cui l’evento storico di Lutero festeggia i suoi 5 secoli, sono stati fatti dei passi importanti per avvicinare il mondo cattolico e quello protestante. In Svezia, un paese storicamente protestante, il Papa ha dichiarato, in occasione di un incontro con i responsabili della Federazione mondiale luterana: “Questo viaggio è importante perché è ecclesiastico, molto ecclesiastico nell’ambito dell’ecumenismo”.
Nel giugno del 2016, la ratifica di una guida liturgica intitolata “Dal conflitto alla comunione” ha rivelato il desiderio comune di diverse chiese di porre fine ai conflitti storici e di arrivare a un’unità per quanto riguarda le discussioni sull’ecumenismo che si svolgono da decenni. Ma al tempo stesso, le cause che hanno diviso il cristianesimo non sono considerate in via di riunificazione.
Le ragioni che hanno motivato la rottura dei protestanti e dei cattolici, così come quella tra le stesse denominazioni protestanti, sono legate alle dottrine. La falla visibile del movimento ecumenico risiede nell’elaborazione di un’unità cristiana che non prevede di rivedere i punti dottrinali che hanno provocato lo scisma.
Mentre la chiesa protestante accetta sempre di più il discorso conciliatorio del papa, la Chiesa romana resta irremovibile per quanto riguarda i fondamenti millenari affermati in occasione del movimento della Controriforma del XVI secolo, gli stessi punti che, per i riformatori, erano inaccettabili e costituivano un argomento incontestabile per la rottura con la sede romana.
Il mondo protestante si batteva per una revisione dei dogmi della Chiesa cattolica apostolica romana, alla luce della Bibbia. Roma non ha mai riconsiderato le sue posizioni. Di conseguenza, la protesta di Lutero resta ancora valida.
L’unità cristiana per la quale Gesù ha pregato non deve mai essere raggiunta tramite il sacrificio della corretta interpretazione della Sua parola. L’ecumenismo legittimo avverrà quando tutte le denominazioni cristiane rivedranno i concili, gli insegnamenti, i credi e le professioni di fede, con lo scopo di rigettare i punti in disaccordo con le Scritture e aggiungere i precetti biblici trascurati nel corso dei secoli. Un tale atteggiamento ecumenico è coerente con la linea di pensiero che ha fatto sì che la riforma del XVI secolo avesse luogo.
Gli avventisti del 7° giorno capiscono che il loro movimento ha il compito di promuovere e completare la riforma della Chiesa iniziata da Lutero. Nato dal movimento millenarista del XIX secolo, l’avventismo pensa che sia suo dovere riportare in auge le verità del vangelo eterno e di presentarle alle persone di “ogni nazione, tribù, lingua e popolo” (Apocalisse 14:6), attraverso una missione realmente ecumenica. Al contrario di altre chiese protestanti, gli avventisti però, coerenti nella loro organizzazione mondiale, non si siano accontentati di stabilire delle chiese nazionali, anche se confederate con unioni mondiali. La Chiesa Avventista del 7° Giorno è, per natura, universale, “cattolica”, nel senso originale del termine. Questa parola è stata applicata per la prima volta alla Chiesa cristiana, intendendo dire che la sua missione si estendeva in tutto il mondo. Ed è in questo senso che la Chiesa avventista è veramente “cattolica”, ovvero che la sua missione evangelica punta a raggiungere le persone di tutte le culture e tradizioni.
Nello sviluppo delle sue dottrine, gli avventisti sono stati tra i riformatori più radicali. Sono andati oltre i concili, i padri della chiesa, i credi, gli insegnamenti e le altre professioni di fede. Dopo aver accettato che la missione includeva gli altri cristiani, cattolici e protestanti, capiamo che gli avventisti hanno un vero e proprio obiettivo ecumenico, quello di riunire i veri cristiani sotto un’unica dottrina elaborata secondo gli insegnamenti biblici e priva di tradizione umana.
Il vero e proprio ecumenismo deve ricercare l’unità cristiana senza fare dei compromessi sulle verità bibliche fondamentali.
I cristiani divergono da tempo su molti fronti. Le dottrine riguardanti l’importanza della Bibbia, della salvezza, degli eventi degli ultimi tempi, del battesimo, della Santa Cena, della continuità dei doni spirituali, sono solo alcuni esempi della controversia e della mancanza di unità all’interno del mondo cristiano. Il vero e proprio ecumenismo deve risiedere nella ricerca di un consenso sugli argomenti che dividono.
In questo, gli avventisti fanno un vero e proprio sforzo ecumenico: invitano tutti i cristiani ad abbandonare le proprie differenze e a cercare nella Bibbia l’unità dottrinale incentrata su Cristo e sulla Sua Parola. Il cuore del messaggio avventista è l’unità nell’obbedienza alla parola di Cristo, il nostro Salvatore e il Sommo Sacerdote che si trova nel Santuario Celeste e che ben presto tornerà sulla terra, con potenza e maestà.
Così, l’avventismo propone il vero ecumenismo, incitando tutti i cristiani ad abbandonare le loro diverse interpretazioni per unirsi intorno alla parola del Signore. E’ così che si compierà la preghiera scritta in Giovanni 17, nella quale Gesù intercede per l’unità cristiana (“che siano tutti uno”, v. 21) dove dice anche “ed essi hanno osservato la tua parola” (v. 6).
Fernando Dias, pastore ed editore presso la Casa Publicadora Brasileira, la casa editrice avventista del Brasile