La dottrina che dovevamo avere

Shares

La dottrina della trinità, un Dio tre in uno, è complessa e complicata. Così tanto che i cristiani non l’avrebbero “inventata” se non fosse stato necessario. Il teologo Christopher Morse la descrive così: “Se la storia di ciò che accade con Gesù potesse essere raccontata senza un triplice riferimento a Dio, non ci sarebbe la dottrina della trinità nella chiesa” (1).

Nelle occasioni in cui mi sono trovato di fronte a un membro di chiesa sincero e preoccupato per la presunta eresia che credeva di aver trovato nella dottrina della trinità, la mia risposta semplicistica è stata quella di suggerire che se vogliamo allontanarci da questa dottrina, certo complicata e misteriosa, dobbiamo in qualche modo ignorare alcune delle storie bibliche più importanti. La nostra migliore teologia non è un esercizio di filosofismo astratto, né si eleva o si abbassa in base alla storia del suo accoglimento o meno da parte della chiesa cristiana o anche dei nostri pionieri avventisti. Piuttosto, la premessa di base della teologia cristiana è che conosciamo Dio attraverso ciò che Dio fa, attraverso il modo in cui si è rivelato all’umanità in diversi momenti della storia, in particolare nelle storie della Bibbia e in modo preminente nella storia di Gesù.

Nella storia avventista, il primo rifiuto della dottrina della trinità faceva parte di una più ampia messa in discussione, o addirittura sospetto, di aspetti significativi della tradizione teologica cristiana, che continua a trovare espressione in distinzioni dottrinali come l’osservanza del sabato come settimo giorno, la credenza nell’immortalità condizionata e il rifiuto dell’inferno eterno. Il fatto che la nostra chiesa sia tornata alla dottrina della trinità è ancora una volta una prova della sua necessità, in particolare per la nostra crescente comprensione di Gesù e della sua centralità nella nostra fede.

In contrasto con i secoli di dibattiti della storia cristiana, il ritorno alla trinità da parte della dottrina avventista è avvenuto nell’arco di qualche decennio, con un’intensità relativamente bassa. Una dichiarazione precoce ma influente che affronta la questione è stata pubblicata in “La speranza dell’uomo”: “Egli [Gesù] possiede la vita, una vita propria, non ricevuta” (2). Questa era una risposta necessaria ad alcune delle domande e dei dibattiti che circolavano nella chiesa avventista in quel periodo. Tuttavia, da questo piccolo ma profondo punto di partenza, la teologia avventista è cresciuta verso la teologia trinitaria ortodossa senza concili di riferimento o scismi importanti, culminando nella descrizione adottata negli attuali punti dottrinali.

Significativamente, le affermazioni 3, 4 e 5 dei punti dottrinali avventisti, così come sono espresse oggi, attingono a piene mani dalla narrazione biblica della salvezza, dagli atti storici di Dio, tra cui la creazione, l’incarnazione e le manifestazioni dello Spirito Santo, per raccontare le funzioni delle persone trinitarie di Dio, a preferenza di qualsiasi ulteriore descrizione o spiegazione di un concetto astratto di trinità.

A volte abbiamo cercato metafore per spiegare la trinità, spesso nel contesto di storie per bambini che coinvolgevano le uova o l’acqua o simili illustrazioni a tre pezzi. Ma piuttosto che cercare di spiegare i misteri, sarebbe meglio raccontare le storie che rivelano il nostro Dio trinitario: l’annuncio della nascita di Gesù (cfr. Luca 1:35), il suo battesimo (cfr. Marco 1:9-11), l’importante missione che diede ai suoi discepoli di continuare il suo ministero (cfr. Matteo 28:18-20), le sue promesse sullo Spirito Santo che sarebbe sceso su di loro (cfr. Giovanni 16:5-15) e l’adempimento di queste promesse solo poche settimane dopo (cfr. Atti 2), e molto altro.

Piuttosto che farsi prendere dalla complessità della teologia o dal sospetto della nostra storia cristiana e avventista, un approccio migliore alla dottrina della trinità si trova nel raccontare la storia di Gesù. Ecco perché è importante. Ecco perché è la dottrina che dovevamo avere.

 

 

(1) Christopher Morse, Not Every Spirit: A Dogmatics of Christian Disbelief, 2a ed. (Continuum, 2009), p. 128.

(2) Ellen White, La Speranza dell’uomo, p. 401.

 

 

Di Nathan Brown, redattore di libri presso Signs Publishing.

Fonte: https://record.adventistchurch.com/2024/08/16/the-doctrine-we-had-to-have/

Traduzione: Tiziana Calà

Poli opposti all’interno della chiesa
Zuppe immangiabili e riflessioni spirituali

Avventista Magazine

La rivista ufficiale della Federazione Chiesa Avventista del Settimo Giorno della Svizzera romanda e del Ticino.

E-MAGAZINE

ADVENTISTE MAGAZINE TV

Top