“Arghhhhhhh, ti ammazzo!”, gridò mio figlio a squarciagola. Sapevo che sarebbe venuto a breve per raccontarmi di quanto successo (e che sua sorella sarebbe stata subito dietro). Cose buffe come questa succedono molte volte al giorno in qualsiasi famiglia con bambini (o senza), ma la rabbia non è uno scherzo, è un sentimento che proviamo tutti.
Per prima cosa, definiamo la rabbia. La rabbia è una risposta moralmente neutra, ma emotivamente carica, a carattere protettivo. In altre parole, arrabbiarsi è il nostro modo di proteggere noi stessi e coloro a cui teniamo da alcune situazioni che stiamo vivendo.
Moralmente neutrale? La Bibbia contiene una serie di avvertimenti sulla rabbia, per esempio:
“Che ogni uomo sia pronto ad ascoltare, lento a parlare, lento all’ira; perché l’ira dell’uomo non compie la giustizia di Dio” (Giacomo 1:19-20).
“L’uomo collerico fa nascere contese, e l’uomo furioso commette molte trasgressioni” (Proverbi 29:22).
“Non fare amicizia con l’uomo collerico, non andare con l’uomo violento” (Proverbi 22:24).
Questi versetti sembrano dipingere un quadro negativo della rabbia, ma sapevate che ci sono due tipi di rabbia? Ebbene sì, c’è quella negativa, che può essere una reazione emotivamente malsana e distruttiva di fronte al dolore percepito, alla frustrazione o all’attacco personale; e c’è quella buona, che ci motiva a correggere gli atteggiamenti, i comportamenti o le ingiustizie che percepiamo come sbagliati. Anche Gesù si è arrabbiato, ma non ha peccato. Era buono e arrabbiato.
Quattro diverse modalità
Da quanto ho osservato nel corso degli anni, ci sono quattro tipi di persone arrabbiate:
I vomitatori: Sentono che la rabbia sia necessaria; sono aggressivi sia verbalmente che, a volte, fisicamente. Non hanno problemi ad arrabbiarsi e a mostrare la loro rabbia. Infatti, la rabbia è il loro modo principale di esprimersi.
Gli immagazzinatori: Pensano che la rabbia sia sbagliata; immagazzinano quindi le proprie emozioni in profondità. Queste persone possono essere molto passive nel modo in cui interagiscono con gli altri, pensando che le idee, i sentimenti e i diritti degli altri dovrebbero essere più importanti dei loro stessi.
Gli spifferatori: Sentono che mostrare la rabbia sia sbagliato, ma non riescono a nasconderla completamente. Queste sono le persone che a volte chiamiamo “passive aggressive”. Lanciano piccole frecciatine verbali e comportamentali pungenti, dicendo cose come “Oh, sto scherzando” o “Cosa? Non intendevo in quel senso! Non essere così suscettibile!”. Eppure possiamo star certi che intendevano ogni singola parola.
I pianificatori: Riconoscono che la rabbia può essere un’emozione normale, perfino positiva. La riconoscono per quello che è e prendono provvedimenti per informare e comunicare il vero problema in modo gentile, rispettoso e coerente. Cercano di costruire delle relazioni rispettose, sane e felici.
È stato dimostrato che la gestione inefficace della rabbia influisce su molti aspetti della vita. Fisicamente, si può soffrire di emicrania, di aumento del rischio di infarto, di ipertensione arteriosa e persino di cancro. Problemi di insicurezza, relazioni interrotte, spiritualità e maggiore incidenza di problemi di salute mentale possono anche verificarsi se la rabbia non viene affrontata in modo sano.
Questa è la cattiva notizia. Tuttavia, ci sono alcune cose che possiamo fare al riguardo!
Tre modi per non essere invasi dalla rabbia tossica
Dio ha un metodo in tre fasi per imparare a gestire efficacemente la rabbia; si trova in Giacomo 1:19-20 e dice: “Sappiate questo, fratelli miei carissimi: che ogni uomo sia pronto ad ascoltare, lento a parlare, lento all’ira; perché l’ira dell’uomo non compie la giustizia di Dio”.
Sii pronto ad ascoltare
La nostra risposta nei confronti degli altri, delle circostanze e della nostra rabbia è di essere “ascoltatori ricettivi” e non “reattori di riflesso”. La domanda chiave che dobbiamo porci è la seguente: cosa mi sta dicendo questa rabbia?
Sii lento a parlare
Prima di sparare con rabbia, dobbiamo “pensare prima di parlare”. La domanda chiave che dobbiamo porci è: cosa posso fare per evitare una reazione impulsiva?
Sii lento all’ira
Il nostro cambiamento inizia quando sostituiamo una reazione di rabbia con la riflessione. Dovremmo prenderci del tempo per pensare e, se possibile, pregare sulle cose che ci turbano. La domanda chiave che dobbiamo porci è la seguente: qual è l’origine di questa rabbia?
Dove la gomma incontra la strada
È possibile essere buoni e arrabbiati. L’unico modo per farlo, però, è imparare ad affrontare la nostra rabbia in modo responsabile. Tutti affrontano i problemi, ma non tutti li affrontano bene. Sono sicuro che hai guardato alcuni reality show, vero? La rete è piena, purtroppo, di esempi di persone che non sanno come gestire i conflitti in modo efficace. Ecco invece come potremmo fare:
Trovare il momento giusto
Sembra sciocco, ma potrebbe essere necessario programmare i vostri conflitti. Non cercate mai di risolvere i problemi quando siete affamati, arrabbiati, soli, stanchi o malati.
Creare i presupposti giusti
Adottate alcune semplici regole di base (ad esempio, tutti possono parlare senza essere interrotti; niente insulti; non si accusa l’altro; ci si può prendere una pausa se particolarmente provati; ecc.) Assicuratevi che gli altri capiscano che è il conflitto, e non la persona, a essere il problema e che state cercando di risolvere il problema perché ci tenete ad avere un rapporto migliore e più rispettoso con quella persona. Sottolineate che state presentando solo la vostra prospettiva del problema. Siate calmi e pazienti, abbiate rispetto.
Raccogliere informazioni
Ricordate, ascoltare non è un accordo. Si tratta di identificare gli interessi, i bisogni e le preoccupazioni. Chiedete il punto di vista dell’altra persona e confermate che rispettate la sua opinione e che avete bisogno della sua collaborazione per risolvere il problema. Cercate di capire le motivazioni e gli obiettivi altrui e come le vostre azioni possono avere un impatto su di essi. Cercate anche di capire il conflitto in termini oggettivi: sta influenzando i rapporti familiari, interrompendo l’unione familiare, ecc.? Assicuratevi di lasciare i “personaggi” fuori dalla discussione. L’ascolto può aiutarvi a vedere il conflitto dal punto di vista dell’altra persona. In altre parole, cercate prima di tutto di capire, poi di essere compresi.
Identificate i problemi in modo chiaro e conciso. Non date la colpa all’altro e non cercate di dire quali potrebbero essere le sue emozioni o motivazioni. Parlate invece di voi, delle vostre emozioni, decisioni e azioni, tipo: “Mi sento frustrato perché…”, “Quando è successo, ho deciso di…”. Usate le abilità dell’ascolto attivo, come un buon linguaggio del corpo (chinarsi leggermente in avanti, stabilire un buon contatto visivo, abbassare la voce e rallentare la velocità del discorso).
Concordare sul problema
Spesso le diverse esigenze, interessi e obiettivi possono far sì che le persone percepiscano i problemi in modo molto diverso. Dovrete concordare sul problema che state cercando di risolvere prima di trovare una soluzione accettabile per entrambe le parti. A volte le persone vedranno problemi diversi ma interconnessi; se non si riesce a raggiungere una percezione comune del problema allora, come minimo, è necessario comprendere il problema che vede l’altra persona.
Cercare delle possibili soluzioni
Tutti si sentiranno soddisfatti del risultato e della decisione finale se avranno potuto dare il loro contributo nel cercare delle possibili soluzioni al conflitto. Cercate insieme le possibili soluzioni e siate aperti a tutte le idee, anche a quelle che non avete mai preso in considerazione prima.
Negoziare una soluzione
A questo punto il conflitto può essere risolto. Entrambe le parti possono comprendere meglio la posizione dell’altro, arrivando a una soluzione chiara e soddisfacente per tutte le parti coinvolte.
Nel bel mezzo di questo processo, potreste anche aver scoperto delle reali differenze tra le vostre posizioni. È qui che una tecnica come la negoziazione “win-win”, dove tutti vincono, può essere utile per trovare una soluzione che, almeno in una certa misura, soddisfi tutti.
Mostriamo agli altri nella nostra comunità che esiste un modo migliore, più felice e più sano di vivere. Cerchiamo di vivere la nostra vita bene… e con rabbia.
Di Omar Miranda, professionista della sanità, uno scrittore e un genitore orgoglioso. Vive con la sua famiglia in Georgia, negli Stati Uniti.
Fonte: https://bit.ly/3bwsAmG
Traduzione: Tiziana Calà