Sono cresciuta in una stradina secondaria non asfaltata di Ploiești, in Romania. Dopo la scuola o durante le vacanze estive io e i miei vicini, M. e C., eravamo un trio inseparabile. Eravamo quasi sempre fuori. Se non faceva troppo caldo o non pioveva, eravamo sempre in uno dei nostri cortili.
A casa di M. giocavamo a fare i naufraghi perché aveva un gazebo e tante piante in giardino. A casa di C., giocavamo con i lego perché aveva il maggior numero di set ed era affascinante creare qualsiasi cosa volessimo con quei bellissimi pezzi. A casa mia facevamo delle tende con delle coperte stese sullo stendibiancheria e giocavamo alla farmacia (usando solo le scatole vuote perché mi era stato proibito di giocare con le medicine vere e proprie, ma non era stato detto nulla sulle scatole), alla scuola e al negozio, usando le foglie di acacia come denaro. Usavamo le cassette della verdura per allestire dei mobili finti e quando mia madre tornava a casa con il furgone delle consegne e aveva delle cassette più leggere da scaricare, davamo una mano. Dopo, ricevevamo qualche moneta per comprare dei cioccolatini o qualche gelato.
A volte ci univamo ai bambini più grandi, di circa tre o quattro anni più grandi di noi, e ci riempivamo di polvere giocando a calcio, a strega comanda colori, ad acchiapparello, a nascondino o a biglie. Ci piaceva fare coni di carta e soffiarli via. Quando l’uva era matura, la usavamo come proiettili di fortuna. Un’estate un vicino si arrabbiò con noi per aver macchiato la sua recinzione con il liquido dei chicchi d’uva. Abbiamo teso una corda attraverso la strada come rete, togliendola solo quando passava una macchina, il che era un evento piuttosto raro.
Ci divertivamo a costruire barchette di polistirolo con fiammiferi e spago, lanciandole nelle pozzanghere formatesi dopo una forte pioggia. Ci sedevamo sulle staccionate a sorseggiare nettare dai fiori di caprifoglio, a raccontare storie, a sfogliare libri o riviste illustrate e a fare torte di fango decorate con foglie e bucce di frutta.
Facevamo anche i compiti (e li facevamo tutti alla fine di agosto), ci esercitavamo al pianoforte, visitavamo la biblioteca del paesino per prendere in prestito i libri della lista di lettura e, alla fine delle vacanze, tornavamo a scuola con graffi, segni di abbronzatura e una montagna di ricordi.
Se uno di noi si prendeva gli orecchioni, la varicella o un’altra malattia infantile e doveva rimanere isolato per diverse settimane, i due di noi che rimanevano “liberi” scrivevano lettere e allegavano disegni, mettendoli nella cassetta della posta dell’amico malato. Il malato inviava poi una risposta nello stesso modo, usando un fratello maggiore o un genitore come postino. Così si giocava negli anni ‘90-’95.
Il tempo libero al giorno d’oggi
Oggi, quasi 30 anni dopo, lo scenario è cambiato. Abitiamo ancora in una strada laterale, ma non possiamo camminare sul marciapiede a causa delle auto parcheggiate. Giocare in strada? Non se ne parla, è troppo pericoloso. Salutiamo e chiacchieriamo brevemente con i vicini solo quando li incontriamo occasionalmente. Non c’è più tempo per lunghe conversazioni davanti al cancello. Mi riferisco all’ambiente urbano, nelle grandi città.
Mia figlia ha ormai cinque anni, ma osservo anche altri bambini in età scolare e i loro orari: tanti compiti, attività extrascolastiche, campi estivi o programmi fitti per garantire che i genitori possano lavorare e sapere che i loro figli siano al sicuro. Gli schermi sono spesso una soluzione per avere un momento di pace e sapere che il bambino è vicino. D’altro canto, gli schermi diventano un meccanismo di coping per i bambini, che si rifugiano nel mondo virtuale quando le emozioni diventano opprimenti. Assomiglia al mangiare compulsivo o ad altri comportamenti simili.
Per alcuni bambini è difficile staccarsi dagli schermi. Non vogliono più uscire. Non hanno nessuno con cui giocare perché i loro coetanei giocano online. Durante l’anno scolastico, alcuni bambini hanno a malapena il tempo di respirare. Le loro giornate sono piene di scuola, poi di compiti per il doposcuola, seguiti da varie attività extrascolastiche, e tornano a casa esausti.
Attività extrascolastiche senza opzioni
Una volta insegnavo attività extrascolastiche nelle scuole e negli asili e notavo bambini irrequieti che volevano uscire e giocare liberamente, piuttosto che stare in casa a dipingere, modellare l’argilla o disegnare con l’inchiostro. Mi dicevano che erano già stanchi e che dovevano finire in fretta perché dopo avevano il nuoto o la pallacanestro. A molti di loro non piacevano le attività proposte, ma partecipavano perché “la mamma mi ha iscritto e pagato, quindi devo partecipare”. Si affrettavano a svolgere i compiti solo per riempire il foglio e poi volevano raggiungere i loro amici fuori che non erano iscritti ad alcuna attività. E a me spettava il compito di trovare il modo di coinvolgerli fino alla fine della sessione.
Mi chiedo quanti bambini vogliano davvero partecipare a queste attività e lo facciano con gioia, rispetto a quelli che si limitano a soddisfare i desideri insoddisfatti dei genitori, accumulando frustrazione. Quanti genitori organizzano il tempo libero dei loro figli in base al principio: “Quando ero giovane non avevo questo e lo volevo”? O i genitori che trascorrono i fine settimana alle gare, postando foto per un semplice motivo: “Guardate tutti i diplomi e le medaglie che mio figlio ha collezionato; datemi qualche like per aumentare il mio ego”?
Cosa abbiamo perso
Sembra che, soprattutto nelle aree urbane, abbiamo perso la gioia del gioco libero per strada e il senso di sicurezza che derivava da un quartiere in cui tutti vigilavano sui figli degli altri. Abbiamo perso la semplicità della vita di allora, una semplicità nata più per necessità che per scelta, dato che non avevamo molte opzioni. La creatività era al suo apice: trasformavamo gli oggetti di uso quotidiano in giocattoli e trovavamo ogni sorta di soluzione inventiva.
Oggi sembra che sempre più bambini diventino sedentari, esercitando solo i muscoli delle dita mentre scrivono su tastiere e giocano con console. Questo “sport virtuale” è spesso abbinato a una dieta ricca di cibo spazzatura. C’è un bisogno urgente di programmi educativi che rendano lo sport e l’alimentazione sana attraenti per i bambini. Naturalmente non è così dappertutto. So che ci sono bambini che non rientrano in queste categorie.
Cosa abbiamo guadagnato
Quando ero giovane, i libri nuovi erano una rarità. Mio padre portava di tanto in tanto dei libri cristiani dalla libreria “Stephanus” di Bucarest, che leggevo ripetutamente. Oggi abbiamo un’abbondanza di libri, sia laici sia cristiani. Leggo quotidianamente a mio figlio e la maggior parte dei libri (scelti con cura) suscita in me emozioni da adulta, dandomi spesso nuove idee su cui riflettere.
Abbiamo la fortuna di avere un’abbondanza di programmi educativi nelle istituzioni culturali e non solo, sostenuti sia dallo stato che da iniziative private. Molti musei hanno imparato a essere a misura di bambino e ci sono mostre interattive, case degli esperimenti, concerti educativi e musical pensati per un pubblico giovane. Queste esperienze ci lasciano più ricchi di prima.
C’è anche una vasta gamma di materiali disponibili per l’arte, l’artigianato e gli hobby, oltre a innumerevoli tutorial gratuiti online che insegnano ai bambini come creare una moltitudine di cose nel loro tempo libero.
La noia
Tuttavia, nonostante questa abbondanza, c’è ancora molta noia durante il tempo libero. La noia può essere benefica. Lasciamo che i bambini si annoino per farli diventare creativi. Tuttavia, a volte “mi annoio” significa “mi sento solo”. Può significare: “Voglio che giochi con me, mamma, perché ho bisogno di contatto. Ho bisogno di essere visto. Ho bisogno che mi tratti come il tuo telefono, che tu reagisca alla minima notifica da parte mia e mi dia la tua attenzione”. Altre volte significa: “Voglio passare il nostro tempo libero insieme, papà, perché ho bisogno del tuo abbraccio. Ho bisogno di imparare da te e di sentirmi più competente, di avere il controllo”.
Alcune idee
Ecco alcune riflessioni sulla scelta delle attività per il tempo libero dei bambini:
- Assicurarsi che le attività scelte portino loro gioia.
- Scegliete attività che promuovano il loro sviluppo generale, fisico, mentale, emotivo e spirituale. Ho osservato bambini molto sviluppati dal punto di vista cognitivo, ma che faticavano a gestire le piccole frustrazioni.
- Evitate di sovraccaricare i loro programmi, in modo che possano avere ancora tempo per il gioco libero.
Un invito all’equilibrio
C’è molto altro di cui parlare. Questo articolo tocca solo alcuni punti. Nel mio lavoro, sia nel programma per bambini che produco per Hope Channel Romania (un programma in cui fornisco idee per il tempo libero dei più piccoli a bambini e genitori), sia come madre per quanto riguarda il tempo libero dei miei figli, mi sforzo di seguire la strada dell’equilibrio. Non credo nelle formule universali. Ogni genitore deve decidere cosa è meglio per il proprio figlio. Non credo che oggi sia peggio di allora o viceversa.
Credo che siamo benedetti da un’abbondanza di scelte. Dovremmo evitare di fare pressione su noi stessi o sui nostri figli, concentrandoci invece sul vivere bene e sul crescere insieme.
Com’è scritto nella Bibbia a proposito di Gesù nella sua infanzia: “E Gesù cresceva in sapienza, in statura e in grazia davanti a Dio e agli uomini” (Luca 2:52).
Di Mioara Mihai, che conduce il programma “Căsuţa cu idei” (La casa delle idee) su Speranţa TV (Hope Channel Romania). Dopo la laurea, ha sviluppato e realizzato negli anni diversi programmi educativi, ricreativi e creativi per bambini.
Fonte: https://st.network/analysis/top/childrens-leisure-time-then-and-now.html
Traduzione: Tiziana Calà